Umbria, i soldi ci sono
ma nessuno li vuole

Umbria, i soldi ci sono ma nessuno li vuole
di Italo Carmignani
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Mercoledì 10 Settembre 2014, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 13:35
PERUGIA - ​Un paradosso corre lungo i conti correnti bancari e le pagine dei bilanci nel momento pi buio di un'economia quasi irreale, sicuramente infelice.

Lo sussurra un banchiere umbro a margine dell'ennesima constatazione amara sulla ripresa, fatta di vele senza vento e certezze sbriciolate: «I soldi ci sono, ma nessuno li vuole». Le banche hanno disponibilità, si dichiarano pronte a sostenere il credito alle imprese, a spingere verso gli investimenti, che poi è il loro lavoro, ma pochissimi sono disponibili a sostenere la fatica, a muovere la leva del rischio. E quasi nessuno di quanti lo fanno è giovane.

Sparato in faccia alla crisi, il paradosso si avvicina all'ossimoro perché è proprio il grido verso la necessaria liquidità quello più frequente. Ma non si chiede denaro per un progetto, per un ricavo i cui tempi certo non sono fulminei e magari vanno oltre il semestre, forse l'anno, ma che prima o poi arriveranno. Si chiedono soldi per spegnere il fuoco immediato, per il bisogno di un giorno, il consumo senza energia o investimento. Per troppo tempo il credito e la finanza non hanno inneggiato a costruire, ma solo a muovere soldi per soldi. Un trappola in cui sono cadute anche le amministrazioni quando, invece di sostenere idee pubblico-privato con un senso, hanno speso in Boc, la finanza leggerissima. Da qualche mese Sviluppumbria, la finanziaria regionale il cui compito sarebbe proprio d'incentivare le imprese giovanili e sostenere quelle già in pista di cui però sia chiaro il futuro, è uscita da un passato devastante per spesa, sprechi e follie. Una macchina senza controllo e senza risultati, ora tornata con le gomme gonfie. Inoltre, da pochissime settimane l'Europa ha reso migliori e più ricchi i forzieri del credito. Quindi mai come adesso le banche operanti in Umbria, le finanziarie regionali come la stessa politica devono spostare le vecchie abitudini d'incentivare e promuovere quanto non ha più peso e spingere i giovani a rischiare in proprio nelle imprese. Poco importa siano micro, si occupino di transistor o di tartufi, basta che accorcino le file verso i concorsi pubblici da trentamila per un posto da usciere. Altrimenti quei soldi restano nelle banche facendo smarrire agli istituti di credito il loro scopo. E al futuro la pazienza.