Alexandre Mennesson ucciso a Medellin. Fino a qualche mese fa guidava ambulanze a Umbertide. Aveva 33 anni

La mamma è umbra, lui è nato a NIzza ma ha il doppio passaporto. Aggredito in strada. Il mistero del viaggio in Colombia

Alexandre Mennesson
di Walter Rondoni
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Giovedì 27 Luglio 2023, 07:00

UMBERTIDE La notizia è piombata a Umbertide ieri a metà pomeriggio, sulle ali dell’ormai consueto tamtam social. In poco tempo, quella che sembrava una “fake” ha assunto i contorni, terribili e drammatici, del giallo con una vittima legata per più di una ragione a Umbertide ed all’Umbria. Nella notte fra domenica e lunedì, a Medellin, capitale di Antioquia, provincia montuosa della Colombia, soprannominata la “città dell’eterna primavera” per il suo clima temperato, qualcuno lungo una strada ha trovato riverso a terra un uomo in fin di vita. Non si sa quanto siano stati rapidi i soccorsi, ma Alexandre Mennesson, 33 anni compiuti a marzo, è spirato poco dopo in ospedale. Lo mettono a Umbertide le origini della mamma, che in giovane età era andata in Francia, sulla Costa Azzurra, a cercare lavoro, ma anche la sua residenza in centro storico, a due passi da piazza Matteotti e dal palazzo comunale. Una residenza a termine, plausibilmente funzionale all’assunzione da operatore del soccorso sanitario in una società vincitrice dell’appalto con la Usl Umbria1. Poi aveva preso l’aereo, volando in Colombia. Per lavoro? Per una scelta di vita? A Medellin, garantiscono i depliants turistici, si vive bene ed a buon mercato. La temperatura è gradevole tutto l’anno, la connessione internet è affidabile. Qui aprono di continuo locali e ristoranti internazionali con ricette da tutto il mondo a prezzi contenuti. Forse questo ha solleticato la curiosità di alcune decine di migliaia di nostri connazionali? Che sia stato questo quadro a convincere Alexandre? Non è da escludere: chi lo ha conosciuto, e magari ne è diventato amico durante il suo periodo umbertidese, non se ne dà una motivazione. Le stesse fonti ad uso dei visitatori avvertono che la Colombia è abbastanza sicura, a patto si rimanga nelle zone turistiche e non ci si avventuri da soli nel centro del Paese. Dalle scarne e frammentarie notizie da oltre Atlantico, sembra che il 33enne sia stato picchiato selvaggiamente. Da chiarire i motivi dell’aggressione di cui sarebbe rimasto vittima. Una rapina? Una banale discussione degenerata in un atto violento? Gli investigatori colombiani si sarebbero mossi chiedendo ogni elemento utile per arrivare al riconoscimento ufficiale della salma (passaggio fondamentale sotto il profilo legale, non certo per sgomberare dubbi sull’identità, che non sussistono) e di ogni altra informazione che possa essere in qualche maniera necessaria per la soluzione di questo giallo.

Intanto, si starebbe muovendo l’ambasciata francese in Italia, visto che Alexandre Mennesson è cittadino d’Oltralpe, essendo nato a Nizza, dove hanno cercato fortuna molti altotiberini. Ed a Nizza vive sua madre che i conoscenti umbertidesi attendono, come al solito, per le ferie. Ore insostenibili, per lei, tra la mancanza di certezze dalla Colombia e l’estrema difficoltà di recarsi personalmente a Medellin. Ma sono in apprensione e nel dolore anche i parenti che il giovane uomo mantiene in zona. Gente apprezzata e conosciuta per l’attività svolta.

IL PROFILO

hiedendo in giro, in pochi sanno veramente chi fosse Alexandre Mennesson. Al più si incontrano persone che ricordano quell’uomo con la faccia da ragazzo per bene, come cliente dei bar del centro. Sempre con la tuta “d’ordinanza” della società di cui era dipendente: trasporto di malati con l’ambulanza o di campioni da portare al laboratorio analisi della Usl Umbria1. Questo fino allo scorso giugno. Quando il 33enne ha deciso di cambiare aria: nuova vita, nuove esperienze in un mondo lontano migliaia di chilometri. E non solo per la distanza che separa l’Italia dalla Colombia. Poco il tempo che avrebbe trascorso nella città, Umbertide, dov’erano nati i suoi nonni e sua mamma, emigrata in Francia per costruirsi un futuro che da queste parti sarebbe stato molto complicato. E a Umbertide, per un breve periodo, era tornato anche Alexandre. Qui era riuscito a farsi accettare per gentilezza, disponibilità, bontà d’animo. Raccontano che abbia messo a disposizione il suo appartamento non lontano dal Tevere, condividendolo con un amico e la famiglia di questi, “sfrattati” dal terremoto di marzo. Poi, qualche settimana fa, la scelta di volare in sud America. Alla ricerca di opportunità occupazionali o, semplicemente, per un’esperienza. Anche questa a termine, forse, spinto dalla sete di conoscere il mondo, di entrare in contatto con gente “altra” rispetto a quella frequentata in Europa.

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