Umbria, ma anche e soprattutto «individuare un modello di sviluppo per l'area colpita dal terremoto», questo l'obiettivo del patto firmato a Preci dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e dai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil (Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini).
L'intento del documento è anche «evitare che il territorio venga abbandonato definitivamente». Per questo «è fondamentale offrire prospettive di lavoro, attraverso una ricostruzione del tessuto economico e sociale, ed aumentare la sicurezza di insediamenti residenziali e produttivi, attrezzature pubbliche e infrastrutture». Al centro dell'azione politica ed istituzionale deve essere posta quindi «la qualità della vita delle persone che abitano quei territori - è detto ancora nel documento - tentando di coniugare l'aumento del benessere e dell'inclusione sociale» con «le opportunità di occupazione e dell'utilizzo del capitale territoriale, a partire dall'uso delle risorse locali».
Per quanto riguarda la ricostruzione edile, che occorre coniugare l'obiettivo del recupero ed il riuso dei borghi storici e di quelli rurali nelle aree interne, con il rispetto dei valori storici e culturali. Tutto ciò potrà costituire anche l'occasione di rilancio per il settore edile e della relativa occupazione. Cgil, Cisl e Uil hanno fornito dati sulla situazione attuale nelle zone colpite dal sisma, che ha interessato 15 comuni (undici in provincia di Perugia e quattro in quella di
Terni). Gli edifici danneggiati sono circa 15.000 di cui 14.550 privati e 450 pubblici (tra questi le scuole). Le persone assistite sono 7.433. Le Sae (Soluzioni abitative di emergenza) richieste sono 758 sui tre comuni. Ad oggi ne sono state consegnate circa la metà, principalmente a Norcia e Cascia
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