TERNI - Decine di siringhe ancora sporche di sangue abbandonate in terra.
Accanto scatole di bicarbonato mezze vuote, accendini e cucchiaini, gli strumenti classici che vengono usati da chi si apparta lì per iniettarsi la dose di eroina.
E poi il continuo viavai di tossici e spacciatori, che va avanti da anni e che non si è mai fermato. Non sono stati scoraggiati dalla presenza del cantiere che da qualche tempo sta sistemando la casa del custode dell’ex lanificio Gruber e neppure dal grosso cancello che è stato chiuso col lucchetto e la pesante catena.
Qualcuno è riuscito di nuovo a bucare la recinzione che si affaccia sul parcheggio che sta a pochi passi di distanza dalla questura.
La vasta area ex Gruber, sito industriale integrato nel tessuto urbano del centro storico e dismesso da decenni, torna a imporsi con prepotenza come luogo di consumo di droga e di bivacco.
Le foto scattate da Angelo Papa all’interno dell’ex lanificio Gruber, a due passi dalla questura, restituiscono ancora una volta un quadro che non può lasciare indifferenti.
L’aria che si respira in quest’area di 28mila metri quadrati a poche centinaia di passi dal centro è surreale e lo è ormai da tanti anni. Solo qualche balordo, con la sua presenza tra resti dei capannoni e l’erba alta, continua a mantenere viva la memoria dello stabilimento che dette lavoro a centinaia di ternani. Le siringhe e quello che serve per farsi d’eroina sono il segno evidente della presenza di gente che entra comunque, sfidando i lucchetti, le recinzioni e i divieti d’accesso. E continua a farlo grazie all’ennesimo varco che è stato aperto nella rete che negli anni è stata risistemata almeno una decina di volte.
I progetti che sono stati sognati per anni per recuperare l’area ex Gruber e che non sono diventati realtà per la mancanza di fondi iniziano a prendere forma. Si sta ultimando il recupero della ex casa del custode e in quella palazzina saranno ospitati servizi per le famiglie del quartiere per contrastare il disagio ma la presenza del cantiere non ha scoraggiato l’ingresso abusivo di tossici, spacciatori e senzatetto.
Stessa situazione al parco Rosselli, l’altro buco nero della città che non è molto distante da qui. Chiuso e formalmente inaccessibile da anni per l’inquinamento del suolo, che ha imposto la caratterizzazione e poi la bonifica, continua a essere in mano a delinquenti e piccoli spacciatori che riescono a violare le protezioni per consumare e distribuire la droga senza dare nell'occhio.