Terni, lo spinello a 11 anni, il buio e la rinascita in comunità: «Andate a scuola e non cercate la droga»

Le storie di chi cerca di uscire dal tunnel della droga alla Comunità Incontro

Terni, lo spinello a 11 anni, il buio e la rinascita in comunità: «Andate a scuola e non cercate la droga»
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 16 Maggio 2024, 00:00

TERNI - «Ho iniziato a undici anni. Quella sera c’era la sagra, gli amici mi hanno chiesto di rollare uno spinello e poi mi hanno obbligato a provare.  Sono arrivato a consumare dai 5 ai 10 grammi di hascisc o marijuana al giorno, ero diventato assuntore cronico di cannabinoidi. Ero così violento che ho aggredito i miei genitori e li ho mandati in ospedale».

Marco, 19 anni, da sei mesi è ai domiciliari alla Comunità Incontro di Molino Silla.

Una storia la sua, finito nel tunnel in tenera età, che è la conferma dei freddi numeri messi insieme dalle unità di strada della Comunità al lavoro tra Terni, Narni e Amelia. Collocano il primo contatto con i cannabinoidi a 12 anni per 55 persone intervistate, a 13 anni per altre 70 e oltre cento adolescenti hanno conosciuto gli stupefacenti a 14 anni.

Marco, accecato dal bisogno di droga in piena adolescenza, diventa molto violento al punto da arrivare ad aggredire i genitori in modo importante.

L’ultima volta sono finiti in ospedale e sono stati loro a denunciarlo.

«I miei per un periodo mi davamo i soldi per cercare di farmi stare tranquillo perché a casa era un inferno, litigavo con loro e sfogavo la rabbia su ogni oggetto che mi trovavo di fronte - racconta. Era un’ossessione. Pensavo solo a reperire le sostanze, cosa semplice a Terni perché su dieci persone che frequentano i parchi sei vendono la droga.  Per quasi due anni sono stato in una comunità per minori ma è stata un’esperienza che è servita a poco rispetto a quello che sto vivendo a Molino Silla».

Ora che Marco è al sesto mese in Comunità dove sta scontando i domiciliari per le violenze contro mamma e papà, intravede la speranza che un’altra vita è possibile.

«I miei genitori mi hanno perdonato ma io faccio ancora fatica a ripensare a quello che ho combinato facendo del male al sangue mio. Non ero lucido, ricordo solo dei frammenti di certi episodi. Cosa sogno? Spero di tornare a lavorare, di poter riallacciare i rapporti con mia madre e di riuscire a perdonare me stesso. I miei l’hanno già fatto».

Lorenzo ha 22 anni e a Molino Silla è arrivato da quattro mesi dopo aver rischiato la vita in un incidente perché guidava dopo aver assunto un mix di droga e alcol.

«Tornavo da una zona di spaccio, ho visto tardi la curva e sono finito in un burrone. Sono vivo per miracolo. Quella sera ho deciso di chiedere aiuto alla Comunità Incontro».

La prima canna a 15 anni, dentro la scuola, per provare a sentirsi grande. A 18 inizia con la cocaina inalata e poi col crack. Le prova tutte le sostanze e le va a cercare anche ai rave facendo sei ore di macchina per arrivarci.

«Ho assunto ketamina, md, lsd - racconta Lorenzo. Lo spacciatore di coca era diventato amico mio, spendevo 300 euro ogni tre giorni e lavoravo solo per comprare la droga. I miei si sono insospettiti solo quando hanno visto che perdevo peso ogni giorno, ora sono felici che sono qui».

Lorenzo sta affrontando con fiducia e forza la sua rinascita e si rivolge a chi, poco più che bambino, finisce nel giro: «Andate a scuola e non cercate la droga, meglio una ragazza, non cedete mai alla tentazione di provare».

Storie di ragazzi che hanno iniziato presto e con i cannabinoidi, spesso denunciati dai genitori al culmine di aggressioni scatenate da certe sostanze, che cercano di imparare le regole grazie alla comunità: «Nel progetto terapeutico la prima cosa che devono riapprendere è la capacità di non essere aggressivi fisicamente e verbalmente ma lavoriamo anche sulla genitorialità» dice la terapeuta Tania Fontanella dell’equipe multidisciplinare della comunità Incontro.

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