Terni, Gianluca Menichino morì all'acciaieria: la corte d'appello assolve tutti con formula piena

Esclusa la responsabilità dei vertici e dei capiturno di Ast

Terni, Gianluca Menichino morì all'acciaieria: la corte d'appello assolve tutti con formula piena
di Nicoletta Gigli
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Sabato 17 Giugno 2023, 07:46

TERNI - Nessuna responsabilità dei vertici di Ast e dei capiturno dell’azienda di viale Brin per la morte di Gianluca Menichino.

L’operaio ternano, 35 anni, rimase schiacciato tra il coil d’acciaio e la scala che conduce alla cabina di comando del reparto pix1 dell’acciaieria e morì il 9 gennaio del 2018 dopo mesi di agonia passati in vari ospedali.

La corte d’appello di Perugia nell’udienza di ieri ha assolto tutti e sei gli imputati perché il fatto non sussiste.

Si tratta di Massimo Calderini, Dimitri Menecali, Gianvincenzo Salamone, Emanuele Fabri, Raffaele Luongo e Alfonso Alongi.

Per la morte di Gianluca il giudice, Barbara Di Giovannantonio, due anni fa aveva condannato con l’ abbreviato sei dei nove imputati di omicidio colposo e ne aveva assolti tre con formula piena.

In primo grado erano stati inflitti un anno e quattro mesi a Massimo Calderini, all’epoca direttore di stabilimento e gli altri cinque dipendenti che, all’epoca dell’infortunio costato la vita a Gianluca Menichino, avevano responsabilità nella produzione a freddo e nel reparto Pix1.

In primo grado erano stati assolti con formula piena i tre addetti alla manutenzione del reparto pix1 Federico Mariani, Arcangelo Lanni e Leonardo Zaffrani.

Un processo, quello di fronte alla corte d’appello, molto dialettico. Al punto che il procuratore generale, Claudio Cicchella, che ha concluso per la conferma delle condanne di primo grado, ha replicato anche dopo le arringhe dei difensori. L’udienza d’appello si è chiusa con l’assoluzione con formula piena di tutti e sei gli imputati.

Il deposito delle motivazioni ci sarà entro 90 giorni ma la sentenza assolutoria tenderebbe ad escludere una responsabilità anche oggettiva degli imputati per la morte di Gianluca. Nel collegio difensivo dei sei gli avvocati Andrea Garaventa, Attilio Biancifiori, Luciano De Luca, Pierguido Soprani e Ida Blasi.

«Le istanze difensive che evidenziavano la correttezza dell’operato sia dei vertici aziendali sotto il profilo dei documenti sulla valutazione del rischio e sia quella dei preposti e capoturno che operativamente hanno sempre verificato che le situazioni di sicurezza erano nella prassi applicate - dice Attilio Biancifiori - evidenziano che l’infausto evento è dovuto a fattori che nemmeno il giudice di primo grado era riuscito a individuare con certezza e che quindi non potevano ridondare a carico dei responsabili di Ast una volta che sono state verificate la correttezza e l’adeguamento delle misure di sicurezza agli standard previsti normativamente».

A breve ci sarà l’appello che per le condanne inflitte in primo grado ai sei per reati contravvenzionali legati a violazioni in materia di sicurezza e di valutazione dei rischi nel reparto Pix 1 dell’Ast.

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