TERNI - Il drone doveva consegnare oltre venti telefoni cellulari, pennette usb e marijuana.
Nel giro di mezz’ora, due anni fa, atterrò per quattro volte sul tetto della sezione alta sicurezza del penitenziario di Sabbione.
La consegna però fallì grazie alla polizia penitenziaria guidata da Fabio Gallo.
Le indagini portate avanti dagli investigatori ternani si sono intrecciate con quelle della procura d Napoli e hanno permesso di far luce sui telefoni piovuti dal cielo grazie al drone che ha atterrato su diciannove carceri.
Trentuno le misure cautelari eseguite, una delle quali è stata notificata dalla penitenziaria del carcere di Sabbione a N.B., 29 anni, del clan Sibillo, da oltre due anni ristretto nella sezione alta sicurezza del penitenziario ternano.
Incastrato anche dalla dichiarazioni di uno dei pentiti che hanno collaborato alle indagini coordinate dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: «Chi guidava il drone - ha detto - ho avuto modo di sentirlo più volte al telefono quando parlava con N. B., uno del clan Sibillo, che gestisce dall’interno dal carcere il traffico di telefoni. Gestisce questo sistema dei droni da 4 o 5 anni, dapprima al carcere di Secondigliano dove era detenuto e poi ha continuato a farlo anche a Terni da Natale 2021».
Tre mesi dopo dopo l’atterraggio a Sabbione del drone con la merce da consegnare a detenuti dell’alta sicurezza. Operazione però fallita grazie alla polizia penitenziaria. Per gli investigatori c’è un’unica regia nelle consegne, che hanno toccato 19 penitenziari da nord a sud.
Dove la droga e i telefoni cellulari arrivavano con quel drone, modificato apposta per trasportare un peso maggiore e per volare anche nelle “no fly zone”.
Al 29enne in cella a Terni, ritenuto il referente dell’organizzazione a Sabbione, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.
E’ di anno fa l’indagine coordinata dal comandante, Fabio Gallo, che in sei mesi aveva recuperato un centinaio di telefonini nelle celle dell’alta sicurezza, e che ha convinto la procura ternana a rinviare a giudizio 11 detenuti dell’As3, il reparto di massima sicurezza di Sabbione.
Appartenenti alla criminalità organizzata, grazie agli smartphone, continuavano a mantenere stretti contatti col proprio territorio. Per impartire ordini e alimentare dalle celle condotte illecite nei vari settori, dal traffico di droga alle estorsioni.