Terni, caos a palazzo Spada e denunce incrociate: il sindaco indagato va in questura e racconta la sua verità

Terni, caos a palazzo Spada e denunce incrociate: il sindaco indagato va in questura e racconta la sua verità
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 1 Settembre 2023, 00:30

TERNI - Da palazzo Spada la guerra si sposta tra le stanze della procura e negli uffici dove i carabinieri e la polizia raccolgono le denunce.

Il primo esposto, quello presentato contro il sindaco, Stefano Bandecchi, dai consiglieri di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi e Orlando Masselli all’indomani della seduta di fuoco del consiglio comunale, è già un fascicolo che porta le firme del procuratore Liguori e del pm, Stramaglia.

Bandecchi è stato iscritto nel registro degli indagati con le ipotesi d’accusa indicate dai legali dei due consiglieri ai carabinieri: minacce e oltraggio a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio.

Gli investigatori in queste ore hanno acquisito le immagini dell’esplosiva seduta del consiglio comunale. L’attenzione sarebbe puntata sulle dichiarazioni del sindaco contro i vigili urbani che quella mattina erano in aula: «Il prossimo che parlerà delle mie Ferrari, delle mie barche o di altre cose, sa già che tipo di reazione avrò. La prossima volta non mi farò fermare da dei vigili urbani, con tutto il rispetto per voi (rivolto ai vigili), statemi lontano, perché la prossima volta tirerò dei cartoni anche ai vigili urbani. Quindi non voglio più rotture  dall’opposizione. Resti a verbale e ci siamo chiariti sulla linea del sindaco di Terni». Poi il ritorno vicino a Cecconi e, rivolto ai vigili che lo fermavano, ha detto «spostarsi, su di voi comando io».

Le indagini sono all’inizio e non sono stati inviati avvisi di garanzia. «Non ho ricevuto nulla, sono sereno e non ho da temere» dice Bandecchi. Che rilancia con la sua denuncia, quella presentata ieri mattina in questura per le minacce di morte del 25 luglio a Roma e contro Masselli e Cecconi per l’aggressione che ritiene di aver subito in consiglio comunale. «Mi hanno dato del pagliaccio e del delinquente. Quella mattina c’è stata un’interruzione dei lavori di un pubblico ufficiale» dice annunciando di procedere per la stessa ipotesi d’accusa per la quale è iscritto nel registro degli indagati.

A palazzo Spada il vice sindaco, Riccardo Corridore, rincara la dose ed entra nel merito della denuncia che finirà, come la prima, sul tavolo della procura ternana: «Sono stati violati gli articoli 338 e 393 bis del codice penale».

Il primo prevede che “chiunque usa violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, ai singoli componenti o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica autorità costituita in collegio o ai suoi singoli componenti, per impedirne o  turbarne l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni”.

Il secondo è la norma che prevede che, chi reagisce a un atto arbitrario della pubblica autorità, non è punibile.

Nella denuncia presentata in questura viene ricostruita quella che il vice sindaco definisce «un’attività costante e progressiva di stalking studiata a tavolino. Iniziata quando Bandecchi, prima utilizzato come bancomat e insignito pure della cittadinanza onoraria, ha deciso di candidarsi a sindaco della città».

Il resto lo scriveranno i magistrati. Sommersi dalle carte e dalle accuse incrociate.

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