Da qui la decisione di restituire a ThyssenKrupp sia Ast sia Vdm in cambio del titolo di prestito (una sorta di fido) che gravava sull'operazione di 1,3 milione di euro.Ma ancora più chiaro è stato Heinrich Hiesinger, amministratore delegato di ThyssenKrupp. che al quotidiano Die Walt ha confermato la decisione dei tedeschi di uscire dall'inossidabile ed esplicitamente dichiarato: «Vogliamo vendere Ast e Vdm il più presto possibile. Tuttavia è possibile che passi del tempo perché la situazione dell'inossidabile è drammatica. Questo è stato il motivo per cui Outokumpu è stata sull'orlo del fallimento e ThyssenKrupp in sofferenza».
Insomma, inutile farci illusioni: Ast sarà presto di nuovo sul mercato. Due anni buttati, passati a bagnomaria, guidati da una multinazionale che stava per diventare una delle più temibili concorrenti, ma il peggio, forse, deve ancora venire. E forse, oggi, il ministro Flavio Zanonato dovrà dare spiegazioni su quale strategia vorrà intraprendere perché multinazioni senza scrupoli e con le finanze in sofferenza, non decidano, alla fine, che il male minore sia la svendita a pezza di Ast.
Sul fronte delle borse la scelta di Outokumpu è stata premiata dalla borsa (almeno in apertura) con un balzo in avanti delle azioni del 32 per cento (ma va detto che da mesi le azioni dei finlandesi erano in calo) e ha punito, invece i tedeschi di ThyssenKrupp con perdite di circa 8 punti. La valutazione delle borse, però, non ha praticamente conto di Ast e Vdm, quanto del fatto che Outokumpu era riuscito ad ottenere un prestito dalle banche di 500 milioni in tre anni, mentre il bilancio negativo su ThyssenKrupp, stando al resoconto di ieri mattina dell'agenzia Reuters, si basava soprattutto sulle minusvalenze derivanti dalla vendita dell'impianto di Calvert (venduto a 1,5 ma precedentemente comprato a circa 7,5 miliardi di dollari) e dal fatto che, secondo gli analisti, non ci sarebbero grosse prospettive per l'altro impianto americano, quello in Brasile.
Fra l'altro la Reuters definisce l'impianto di Terni come «in perdita e da ristrutturare». E l'agenzia non usa mezzi termini nel definire l'acquisto di Terni come una necessità e non certo una scelta, per ottenere qualcosa in cambio della garanzia posta sulla fusione. Insomma, la Reuters, in sostanza, conferma le previsioni meno ottimistiche che in molti anche a Terni avevano rilasciato a caldo, dopo l'annuncio della ri-vendita di Ast a ThyssenKrupp.