Terni, Tedeschi lascia Confcommercio
"No alla Peruginizzazione"

Terni, Tedeschi lascia Confcommercio "No alla Peruginizzazione"
di Vanna Ugolini
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Sabato 24 Giugno 2017, 20:03
 TERNI E’ stata assessore “tecnico”alla giunta Di Girolamo, poi tagliata fuori insieme agli altri colleghi “civici” in ambito di rimpasto. Ora DanielaTedeschi, che proveniva dalla Confcommercio, ha deciso di lasciare questa associazione di categoria e passare a Confartigianato. Una scelta decisa. Vediamone le ragioni.
«La mia è stata una scelta personale e per niente sbandierata. Francamente sono sorpresa che sia trapelata. Non ho comunque nessun problema a parlarne: continuo a difendere il valore delle istanze territoriali delle imprese locali. Continuo a credere nella forza associativa per la rappresentanza delle categorie; credo altresì che nella vita di ognuno di noi alcune fasi si chiudano ed altre si aprano: sono quindi attratta dall’idea di poter ricominciare ex novo, a tessere nuove progettualità di ripresa economica del territorio ternano. Per me questo aspetto è irrinunciabile».
Ritiene che l’indebolimento di Confcommercio Terni dopo la regionalizzazione sia dovuto anche a scelte politiche?
«Non credo si tratti di un indebolimento della Confcommmercio: in generale non ne vedo i caratteri. E’ solo un cambio di indirizzo, che non condivido, per questo territorio. Non mi interessa altresì costruire una polemica su eventuali pressioni politiche. Voglio invece restare nel merito: paradossalmente quando si riducono i centri decisionali, la verticalizzazione della struttura di comando si avvantaggia nella gestione dei bilanci e nella produzione delle decisioni. Bisogna però vedere in quale direzione si orientano e qual’è il beneficio per i singoli territori. Voglio solo constatare due elementi che ritengo oggettivi. Il primo: da fine 2015, con l’avvio del processo di regionalizzazione, la Confcommercio ha avuto nel ternano un forte deficit di rappresentanza e scarsa capacità operativa e di servizio, legata all’azzeramento del Provinciale, in una fase delicatissima per la città, da un punto di vista commerciale e non solo. E le conseguenze le stiamo ancora vedendo. Il secondo: non sono contro le regionalizzazioni a prescindere, ma c’è modo e modo per arrivarci. Ecco mi auguro che la nuova classe dirigente del mandamento ternano si batta per evitare la “Peruginizzazione” della Confcommercio dell’Umbria. Siamo diversi e di questa diversità dobbiamo garantire espressione».
Il fenomeno della regionalizzazione ormai riguarda non solo Confcommercio ma moltissime realtà, dall’Ufficio scolastico, alla Confindustria, alla Camera di Commercio. Come interpreta questa tendenza e cosa bisognerebbe fare per invertirla?
«Aggiungerei pure il settore finanziario, dove non esistono quasi più né le banche locali e neppure quelle regionali. Rimaniamo però sul pezzo: non sono contraria alla regionalizzazione in sé, a patto che ai vari territori venga garantita pari dignità e rappresentanza. Tornando alla Confcommercio, prima esisteva una struttura provinciale ternana che dialogava da pari a pari con quella perugina. Ora ci troviamo con presidente regionale e direttore perugini, sede regionale a Perugia, giunta espressione di 14 o 15 mandamenti di cui solo due nel territorio ternano. Con 12 mandamenti a 2 quale sarà ora la capacità di incidere del territorio ternano? »
Come ha preso il fatto di essere stata tagliata dalla giunta?
«A distanza di quasi un anno la ritengo una questione superata. Di certo la città si sarà fatta un’idea in proposito e magari non è neanche lontana dalla realtà dei fatti».
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