Stalker e violenti, in Umbria salvate quasi 500 donne in un anno

Stalker e violenti, in Umbria salvate quasi 500 donne in un anno
di Egle Priolo
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Mercoledì 23 Agosto 2023, 08:08

PERUGIA - L'Umbria che difende le donne. L'Umbria che combatte stalker o compagni violenti. L'Umbria che in un anno ne ha fermati ben 487, ben oltre uno al giorno. Un dato che magari non tiene conto di chi non trova ancora il coraggio di denunciare, ma che si spera possa essere uno stimolo per chi vive incubi tra le mura di casa o sotto il posto di lavoro: fermare violenze e maltrattamenti si può. Lo dimostrano i numeri sulle attività delle tre procure del distretto ricordati dal procuratore generale Sergio Sottani.

In base ai dato forniti dal pg, infatti, da giugno 2022 a luglio 2023 per i reati previsti dal cosiddetto Codice rosso (stalking, atti persecutori e maltrattamenti in famiglia) sono state chieste e ottenute 487 misure cautelari. In particolare, la procura di Perugia ne ha ottenute 297, sia custodiali che non custodiali, che comprendono custodia in carcere, arresti domiciliari con obbligo di braccialetti elettronico, obbligo di dimora e divieto di avvicinamento. In particolare, sono state emesse 31 custodie cautelari in carcere, 2 custodie in luogo di cura, 52 arresti domiciliari e 10 domiciliari con obbligo di braccialetto. La procura di Terni, invece, ha chiesto e ottenuto 126 misure cautelari personali, di cui 44 custodiali, oltre a 4 misure di sicurezza. Sessantaquattro, infine, le misure ottenute dalla procura di Spoleto, di cui 11 in carcere e 41 non custodiali.
Secondo quanto poi ricordato da Sottani in occasione dell'inaugurazione dell’anno giudiziario, per i reati verso le fasce cosiddette deboli la tendenza in Umbria «non è uniforme. Mentre – spiega una nota del pg - negli ultimi due anni in alcune aree sono stabili le iscrizioni riguardanti i reati di maltrattamenti in famiglia, e sono in calo quelli per stalking, nello Spoletino viene registrato un aumento dei reati di violenza domestica».

L'INTERVENTO
Al di là dei numeri, comunque, la procura generale si sta impegnando anche per dettare «“orientamenti’ per gli uffici requirenti del distretto umbro, al fine di perseguire una uniformità di azione, ribadendo l’esigenza di un costante impegno del pubblico ministero nel monitoraggio dei vari procedimenti, per cogliere indici di rischio e dando impulso di ufficio all’attività della polizia giudiziaria, vigilando affinché sia data scrupolosa attuazione alle direttive, compresa la tempistica degli accertamenti». Tre gli ambiti di intervento analizzati da piazza Matteotti: «Il primo prende in considerazione il fatto che in vari casi sono i referti medici e le segnalazioni della polizia giudiziaria alla Procura della Repubblica, di interventi di pattuglie per liti familiari o eventi simili, a fornire importanti notizie di reato, non procedibile di ufficio, per lesioni, minacce anche aggravate, percosse, violenza privata o altri. Nel caso, assai frequente, di assenza di querela della parte interessata, si pone pertanto in primo luogo il problema della iscrizione» del fatto, reato o non reato. Sul secondo elemento - la trattazione dei procedimenti in difetto di condizione di procedibilità -, la procura generale «sottolinea come non sia buona prassi una trattazione puramente “burocratica” del fascicolo, con una richiesta di archiviazione o una archiviazione immediata, rendendosi invece necessaria un’attività di più attenta verifica e monitoraggio delle effettive situazioni, anche attraverso una delega immediata alla polizia giudiziaria per la escussione della persona offesa e di terzi nonché per la ricerca di eventuali precedenti di pronto soccorso». Questo ovviamente per verificare se al di là del singolo episodio «si celino delitti perseguibili di ufficio quali maltrattamenti o atti persecutori», per cui è anche utile, successivamente, sentire di nuovo la persona offesa. Oltre a verificare, in caso di interventi familiari, la presenza di minori, per allertare se opportuno l'autorità giudiziaria minorile. L'ultimo punto è relativo alla remissione di querela: per un'uniformità d'azione, secondo Sottani, una «mera presa d'atto» non sembra conforme alla ratio del Codine rosso, per cui va valutata una «verifica diretta» con la persona offesa.
Linee guida con cui la procura generale vuole ribadire «l’esigenza di un’attività non solo repressiva, ma convinta promozione di una cultura di prevenzione verso tali fattispecie delittuose particolarmente odiose e sintomatiche di una cultura sessista e maschilista tuttora difficile da stroncare».

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