Monique Veaute, che Festival sarà quello che lei guiderà per i prossimi cinque anni ?
«Penso ad un Festival in cui la musica torni ad essere il cuore della manifestazione, riprendendo i principi del suo fondatore, Gian Carlo Menotti: ovvero, novità, rarità e originalità. Ritorneremo al know how di Menotti: un’apertura al mondo in cui l’artista sarà chiamato a interpretare in chiave contemporanea il patrimonio culturale dell’occidente. Saremo aperti alla contaminazione, alle altre culture e lavorerò affinché tutti i soggetti del territorio siano coinvolti attivamente nel futuro del Festival. Parlando con il sindaco ho percepito da subito una forte passione nei confronti della città e del Festival: questo per me sarà uno stimolo in più. Spero di essere all'altezza”.
Quando si potrà avere un'idea del programma della prossima edizione del Due Mondi?
“Ho intenzione di comunicare passo dopo passo quello che stiamo facendo, potremmo già risentirci tra un mese. Per la programmazione completa del 2021, però, sarà presentata in primavera”.
Ha già scelto la squadra di consulenti che la affiancheranno?
«Ovviamente c'è Paola Macchi che ha già lavorato a Spoleto e che ringrazio di aver accettato di affiancarmi. Poi, per la danza, ho pensato a Francesca Manica (Fondazione Romaeuropa, ndr), mentre per la musica ritengo che sia necessario avvalersi di diversi collaboratori, perché non si può essere esperti della classica, così come del jazz o della musica elettronica».
Ha intenzione di produrre spettacoli a Spoleto e di valorizzare il laboratorio di scenotecnica?
«Produrre da soli oggi sarebbe impossibile, troppo costoso, punteremo piuttosto alle co-produzioni. Per il resto, il Due Mondi ha un patrimonio storico eccezionale e l'idea è quella di valorizzare i materiali di scenografia e gli oggetti che raccontano la storia della manifestazione, che tra l'altro ho già visto e che sono perfettamente conservati: abbiamo anche la disponibilità del direttore di Palazzo Collicola (Marco Tonelli, ndr) che ci ha prefigurato alcuni spazi per esporre alcuni pezzi, anche se le scenografie hanno dimensioni tali che serviranno ambienti molto ampi».
Sulla gestione di Giorgio Ferrara, cosa può dire?
“Ferrara ha fatto bene, ha lasciato una buona organizzazione”.
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