Sicurezza in bicicletta: finalmente
una legge che tutela i ciclisti

Sicurezza in bicicletta: finalmente una legge che tutela i ciclisti
di Ruggero Campi
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Venerdì 31 Marzo 2017, 01:55
Autoreferenziale? Perché no. Che bello – ogni tanto – poter affermare: “ma quanto tempo che lo dico!” Questa rubrica ormai da più di due anni, cerca di fare delle riflessioni che riguardano il mondo della mobilità. Peccato non poter mai passare dalle parole ai fatti, dalle proposte all’azione. Ecco, per esempio, leggo che in questi giorni è stato presentato il disegno di legge "salvaciclisti" che propone la modifica all'art.148 del Codice della Strada fissando a 1,50 metri la distanza laterale in caso di sorpasso di un ciclista. Alla buon ora! Quante volte Autofocus lo ha ripetuto, sottolineando che in moltissimi stati europei esiste una segnaletica che ricorda che la distanza minima tra automobile e bicicletta è di 1,50m? I dati statistici del nostro paese non sono confortanti e soprattutto dimostrano che un incidente su tre si verifica mentre l’auto supera la bicicletta. “Un metro e mezzo di sicurezza è un gesto di civiltà e sensibilità che non costa nulla a chi guida un mezzo a motore ma può valere la vita per chi pedala” lo dice Fabio Aru, ciclista professionista e noi lo ripetiamo da sempre. Il sorpasso di una bicicletta da parte di una macchina è un momento delicatissimo, c’è uno spostamento d’aria e le strade sono piene di irregolarità dell’asfalto e di buche che possono causare sbandamenti o mutamenti di traiettoria. Il ciclista ha bisogno di spazio, non di essere costretto sul lato estremo della carreggiata. Adesso, si spera, arriverà la modifica legislativa che andiamo chiedendo da tempo. Il problema poi sarà fare osservare questa norma. E qui sarà ancora una volta il punto dolente: va bene fare legge, ma sarebbe il caso di riuscire a farla osservare. In Inghilterra hanno deciso di fare sul serio: leggo sul sito della BBC che agenti di Polizia in bicicletta del West Midlands regolarmente segnalano alle pattuglie dei colleghi le auto che sono passate troppo vicine ai ciclisti e queste vengono aspettate al varco. Per tornare alla lungimiranza di Autofocus, non si può non parlare di omicidio stradale. Mentre la legge seguiva il suo lungo iter parlamentare, tutto volto all’inasprimento delle pene, avevamo subito sottolineato che la procedibilità di ufficio per il reato di lesioni avrebbe creato un intasamento degli uffici giudiziari. Adesso al Senato si è votato per reintrodurre la procedibilità a querela, con l’eccezione dei casi più gravi. Già una retromarcia dopo solo un anno dall’entrata in vigore della legge sull’omicidio stradale! Ma ci torneremo, perché la riforma del processo penale approvata al Senato rischia di rendere estremamente farraginosa tutta la materia delle lesioni stradali, aggiungendo ancor più complicazioni alle già molte esistenti. Altro punto critico che avevamo segnalato era l’esclusione dell’uso dello smartphone dalle ipotesi aggravate di omicidio stradale. E che dire degli effetti perversi della sospensione della patente per cinque anni per incidenti “modesti”? La patente di guida per molte persone è indispensabile nella vita di tutti i giorni e fondamentale per lavorare. Non è un caso che si moltiplichino le proposte di riforma, ma ci si poteva pensare prima, senza concentrarsi solo sull’alzare il più possibile le pene! Leggo ancora che dopo la legge sull’omicidio stradale “gli incidenti stradali non sono diminuiti, anzi sono aumentati i feriti e i casi di pirateria”. Qualcuno sembra stupirsi. Forse non era tanto difficile capire che se si investe una persona e si sa di essere ubriachi, la prima cosa che viene in mente è la fuga. La minaccia delle pene – anche severissime - non ha nessun effetto deterrente se non è accompagnata dalla certezza che una sanzione, piccola o grande che sia, arriverà. Se la Polizia Stradale fosse a pieno organico, se incontrare pattuglie anche di notte fosse la regola, se magari la Polizia potesse controllare come vengono sorpassati i ciclisti, se – dulcis in fundo - i processi non durassero una vita, ma la risposta dello Stato fosse veloce, certo gli incidenti non scomparirebbero, ma gli effetti deterrenti si vedrebbero in fretta. Ma.... per caso, l’avevamo già detto?
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