Sentenza Thyssen:
la condanna e i suoi effetti sul sito di Terni

Giuseppe Caforio
di Giuseppe Caforio
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Lunedì 16 Maggio 2016, 11:46
La sentenza dalla Corte di Cassazione nei confronti dei dirigenti Thyssenkrupp per i 7morti dello stabilimento di Torino, se da un latomette fine ad un procedimento giudiziario doloroso e complesso, dall'altro apre interrogativi ed incognite sui suoi effetti per il sito di Terni.

La vicenda è tristemente nota ed ha avuto delle valutazioni giuridiche contrastanti sulla base del fatto storico che presentava delle peculiarità specifiche. La Thyssenkrupp, orientata ad abbandonare lo stabilimento piemontese aveva di fatto ridotto e non aggiornato i sistemi di sicurezza sul lavoro tant'è che la gravissima tragedia, almeno secondo la ricostruzione dei giudici, è stata il frutto anche di un sistema di prevenzione e protezione non adeguato e lasciato a se stesso. Su questa base l'ipotesi accusatoria coltivata dal PM Guariniello è partita addirittura con il contestare il reato di omicidio volontario nei confronti del gruppo dirigente a partire dal suo Ad. E in effetti i giudici di primo grado avevano accolto questa tesi, francamente sul piano giuridico molto forzata, e vi erano state condanne pesantissime: per l'Amministratore Delegato addirittura oltre sedici anni. Ci sono voluti ben due appelli e due Giudizi di Cassazione perchè poi, alla fine, la condanna venisse determinata per il reato di omicidio colposo plurimo, quindi facendo cadere l'ipotesi del dolo e con pene variabili dai nove ai sei anni.

Sorprendentemente la Procura Generale presso la Corte di Cassazione, per l'ennesima volta, evidentemente ritenendo esagerata la decisione, aveva richiesto di rimettere nuovamente alla Corte d'Appello di Torino la rideterminazione della misura della pena.Ma la Suprema Corte sul punto è stata inflessibile ed ha confermato quanto già statuito dalla stessa Corte d'Appello. Ovviamente in queste ore arrivano i primi commenti. Singolare è quello dello stesso PM Guariniello che con onestà intellettuale ha ritenuto la pena di nove anni per l'amministratore delegato quantomeno eccessiva. La Thyssenkrupp invece ha emesso un comunicato stampa in cui nell'esprimere dolore per le vittime e sostanziale solidarietà per i condannati, ha dichiarato solennemente che simili situazioni non si verificheranno mai più nei propri stabilimenti. Al di là del fair play di quest'ultimo comunicato, in precedenza la stessa società aveva asserito che di fronte a condanne pesanti avrebbe rivisto le sue scelte in ordine al mantenimento dello stabilimento di Terni e addirittura alla sua presenza in Italia. Ora occorre capire se davvero tale sentenza potrà effettivamente influire sulle scelte future della Thyssen per lo stabilimento ternano. Dura lex sed lex, dicevano i Latini e questo sembra essere il principio a cui a caldo si è ispirata la reazione dell'azienda svedese. Del resto la morte di ben sette dipendenti è unamacchia sulla coscienza che solo una sentenza adeguata poteva attenuare, anche a conforto dello strazio che hanno vissuto fino a ieri e che purtroppo continueranno a vivere i familiari.

Se questa è la chiave di lettura, allora questa sentenza potrà costituire una sorta di punto e a capo perchè l'azienda svedese, onorato il debito con la Giustizia, possa continuare ad operare in Italia prestando il massimo dall'attenzione al tema della sicurezza. Del resto alcuni aspetti fattuali sono apparsi incontrovertibili fin dall'inizio di questa brutta storia. La Thyssenkrupp, proprio perchè aveva deciso di dismettere l'impianto torinese, ormai non curava, come la normativa impone, la manutenzione e l'adeguamento degli impianti di sicurezza e questa è una responsabilità che proprio nel momento in cui si è verificato un incidente così grave ha avuto un peso determinante nella definizione della pena. Se è vero, come sembra, che Thyssen ha capito di avere sbagliato e ha incassato la pena dei suoi uomini migliori valutandola come un'adeguata sanzione, allora appare auspicabile che continui ad operare su Terni anche con l'apprezzamento collettivo, alla stessa stregua di colui che nella vita ha sbagliato, si è pentito, ha pagato e ha diritto a tornare nella vita civile con una nuova possibilità. Terni è importante per la Thyssen e quest'ultima è importante per tutta l'Umbria. Anche in nome delle sette vittime di Torino, che costituiscono una pietramiliare nei rapporti fra imprese e problematiche della sicurezza sul lavoro, la scelta di Thyssen di operare su Terni con certezza e con piani industriali concreti e di prospettiva non può che trovare il pubblico apprezzamento di tutta la comunità umbra e italiana.
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