Rumore, campane della chiesa sotto inchiesta:
residenti contro la parrocchia

Rumore, campane della chiesa sotto inchiesta: residenti contro la parrocchia
di Luca Benedetti
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Lunedì 29 Luglio 2013, 22:21 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 18:46
PERUGIA- La guerra delle campane batte il rintocco decisivo. A Olmo, frazione perugina con vista su Corciano, scatta il blitz dell’Arpa per misurare il disturbo (presunto, naturalmente) ai residenti da parte delle campane della chiesa di Santa Maria della Speranza. Tre giorni di sensori piazzati nella casa di chi, da almeno un anno, ha messo in piedi la guerra dei decibel.

Troppi ritocchi, dice chi attacca. Macché, tutto nella norma, risponde la Diocesi con uno scambio di lettere garbato, ma deciso, tra chi non sopporta più il battere delle ore e il vicario generale, monsignor Paolo Giulietti. É stato quello l’ultimo tentativo di far vincere la diplomazia. Ma l’operazione non è riuscita. La signora che non sopporta le campane (non è certamente la sola a segnalare il disturbo), ha fatto il passo in più. Un esposto all’ufficio Ambiente del Comune che ha girato la patata bollente all’Arpa.

I tecnici sono entrati nella casa che si dice assediata dal rumore delle campane e per tre giorni hanno lasciato lavorare i sensori che hanno registrato la forza dello scampanio.



Tre giorni di registrazioni che daranno il responso definitivo sulla sfida a colpi di rintocchi ed esposti.

La guerra è ormai totale e l’ultima parola è nelle mani degli esperti dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Tutti i tentativi di trovare un soluzione pacifica sono finiti male. I residenti capeggiati dalla signora anti-campane, contano 27 scampanate durante la settimana e, addirittura, trentacinque la domenica. Una crescita di decibel ritenuta esagerata. Troppo per chi aspetta la quiete del giorno di festa per riposarsi e tirare il fiato dopo una settimana di lavoro.

Il conto, chi non può più sentire il rintocco della Santa Maria della Speranza, lungo la strada Olmo Valle, dice che le campane battono l’ora e la mezz’ora dalle otto del mattino alle otto della sera. E poi a mezzogiorno e alle sette di sera suonano l’Avemaria. Chi sta lì con l’orecchio (arrossato, si presume) e la calcolatrice, si piazza alla finestra per non sbagliare il conteggio e ricorda con sconcerto: ci sono anche i tre richiami per i fedeli alla domenica per le messe del mattino e lo scampanio che annuncia il termine della funzione. L’ultimo rintocco extra nel giorno del dì di festa è delle 12,20. Poi via, si ricomincia con le ore e le mezz’ore. Gli anti-campane giurano che questa sia la contabilità corretta. Numeri che fanno perdere il sonno, la pace e la pazienza.

Macché, neanche per sogno, risponde l’altra campana. Pardon, l’altra parte in causa nell’insolita vicenda. Cioè la parrocchia. E dice chiaro e tondo quale sia il conteggio che va fatto in capo alle campane. Che vengono definite morigerate e corrette con queste parole: «..avendo verificato con il parroco l’orario e le modalità di attivazione della funzione orologio del campanile parrocchiale (8-20 con un solo tocco alla mezz’ora) e l’orario di utilizzo delle campane per la segnalazione di celebrazioni liturghiche (non soggetto, per altro, a limitazioni di legge), ho constato l’assoluta plausibilità e correttezza rispetto all’uno e all’altro abito..». Parole del vicario in quella operazione di diplomazia delle lettere che è naufragata all’ennesimo rintocco.

E adesso? Adesso tutti attendono il verdetto degli esperti dell’Arpa che stanno studiando le registrazioni di tre giorni di scampanii. E che diventa il giudice decisivo di una disfida che sembra avere il sapore del Medioevo. E chissà, alla fine, tra tifosi delle campane e ultrà del silenzio, chi suonerà le trombe della vittoria.
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