Caro automobilista, rispetta
anche chi ha solo due ruote

ruggero campi
di Ruggero Campi
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Venerdì 11 Dicembre 2015, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 11:05
PERUGIA - In un famoso episodio del film I Mostri del 1963, Vittorio Gassman interpreta un pedone che attraversa sulle strisce con lentezza esasperante, si ferma, tergiversa, insulta gli automobilisti: “ahò me volete fa passà, so’ sulle strisce, calma calma, maleducati”. Ma immediatamente dopo sale sulla sua 500 e schizza a tutta velocità sfiorando una mamma terrorizzata che spinge una carrozzina. Non è facile la convivenza, anche se “La strada è di tutti”, titolo emblematico dell’episodio, e forse tutti noi soffriamo un po’ di questo sdoppiamento della personalità, pronti a dimenticare le esigenze degli altri utenti appena cambiamo mezzo di trasporto o modo di muoversi.

Mettere d’accordo poi ciclisti e automobilisti è quasi impossibile, e una visita veloce ai forum e ai social di appassionati di motori fornisce un quadro inquietante dell’aggressività al volante: c’è chi apre profili Facebook dedicati alla soppressione dei ciclisti della domenica, chi racconta di aver fatto strike (ovvero di averli fatti cadere come birilli), chi si augura la nuova edizione di Carmageddon preveda moltissimi ciclisti da investire, chi enfatizza i torti subiti. Anche nella nostra regione qualche anno fa la morte di un ciclista venne commentata da un autista di autobus con un agghiacciante “Uno de meno a rompe i c…per strada”, riassumendo tutta l’acrimonia di alcuni utenti della strada verso chi sceglie (per sport, per diletto o per necessità) un diverso mezzo di trasporto. In città le corsie a destra dedicate ai ciclisti sono sistematicamente invase dagli scooteristi che le ritengono proprie di diritto, e i pedoni inveiscono contro quelli che pedalano sui marciapiedi. I dati sulla mortalità degli utenti su due ruote sono in crescita in maniera preoccupante: segno che si usa più la bicicletta ma che tali deboli utenti della strada non sono rispettati. Intendiamoci, anche loro hanno comportamenti pericolosi, azzardati e aggressivi.

Essere un folto gruppo non li autorizza ad occupare tutta la carreggiata, parlare al cellulare è pura follia (ma si vede), gli  spostamenti e le deviazioni vanno segnalati e non sono i padroni assoluti delle rotonde. La pista ciclabile non è un terreno riservato, si tiene la destra, si lascia lo spazio quelli che corrono o vanno a piedi. E allora, vogliamo ricordare qualche regola che magari aiuterebbe a stemperare il clima da entrambe le parti? Iniziamo dal sorpasso: in moltissimi Stati Europei esiste una segnaletica  che ricorda, sulle strade più frequentate dai ciclisti, che la distanza laterale minima tra automobile e bicicletta è di 1,50 m. : un miraggio da noi, provate per credere. Per gli inglesi la distanza deve essere pari alla larghezza dell’automobile. Questo mette al sicuro dalla possibilità di toccare o, peggio, agganciare il ciclista: ricordiamo che l’equilibrio di una bicicletta è sempre molto più instabile di quello degli altri mezzi, che le strade sono piene di irregolarità e di buche (specie sui lati!) che possono causare sbandamenti, mutamenti di traiettoria o cadute. Sorpassiamo lasciando uno spazio sufficiente e, se sopraggiunge un altro veicolo in senso contrario, aspettiamo che sia passato prima di intraprendere la manovra. Ricordiamo che il nostro passaggio produce uno spostamento d’aria, tanto più rischioso quanto più sfioriamo il ciclista. Il fondo stradale lo vediamo anche noi e allora cerchiamo di prevedere le reazioni della bici: per la nostra automobile buche e crepe sono un fastidio, per chi procede su due ruote un pericolo molto serio e se sono profonde o continue vanno evitate, anche zigzagando. Non avviciniamoci troppo  se vediamo che l’asfalto è molto deteriorato. Procedere incollati al paraurti della macchina che precede è un comportamento aggressivo e pericoloso, figuriamoci tallonare una bicicletta. Limitiamo al massimo l’uso clacson, che potrebbe spaventare il nostro utente su due ruote e magari farlo sbandare. In città non dimentichiamo mai di guardare lo specchietto prima di aprire la portiera e teniamo in mente che parcheggiare in doppia fila costringe i ciclisti a manovre azzardate (o a rifugiarsi sui marciapiedi, dove –poi- vengono aggrediti dai pedoni…). Se sappiamo di dover svoltare a sinistra o a destra dopo aver superato un ciclista, calcoliamo bene i tempi, evitiamo di tagliargli la strada, mettiamo la freccia con congruo anticipo.

E le regole per i velocipedi? Già perché il nostro Codice usa questo termine arcaico e desueto, in auge forse ai tempi del tram a cavallo e del calesse... Che si rispettino i semafori, che non si parli al cellulare, che si tenga almeno una mano sul manubrio, che non si vada contromano,  che di notte si abbiano le luci accese e il giubbino rifrangente è il minimo che si possa pretendere, ma purtroppo spessissimo non è così. Il Codice della strada (art. 182) proibisce di procedere affiancati fuori città, con l’unica eccezione dei bambini di meno di dieci anni che possono stare a destra dell’adulto. Mai norma fu meno rispettata… E in città? L’art. 182 a dir la verità è un po’ confuso e contraddittorio, ma è ammesso, tenuto conto delle condizioni della circolazione, di stare affiancati in numero non superiore a due. I  gruppi numerosi  di ciclisti dovrebbero suddividersi in maniera ragionevole, perché è difficile sorpassare una lunga fila. Massima allerta e attenzione nelle rotatorie. Se non siete più che sicuri di voi sulle due ruote cercate di evitarle, almeno le più grosse e trafficate. Se tutti devono segnalare con la freccia l’uscita che vogliono prendere (una cortesia verso che aspetta di immettersi, un obbligo rispetto a chi ci segue), la regola vale a maggior ragione per il ciclista, che in una rotonda è il vero anello debole. Attenzione all’angolo cieco sulla destra dei veicoli, specie camion e bus, perché in determinate angolazioni le auto non si avvedono della presenza della bici dagli specchietti. Comunque i segnali stradali, la regola della precedenza a destra valgono per tutti, l’essere su due ruote non ci consegna a un limbo dove tutte le norme smettono di esistere. E allora arrivederci a domenica prossima, in questo scorcio di autunno clemente e soleggiato, all’insegna del rispetto reciproco…e, caro automobilista rispettACI che lo faremo anche noi.
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