Indennizzo negato, il fratello
«Lo Stato non ci ha mai protetto»

Diego Raggi con un foto del fratello uccio
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Mercoledì 27 Luglio 2016, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 19:13
«Lo Stato non ci ha mai accolto né protetto, per questo ora non mi sento abbandonato. Penso però a tutte quelle famiglie che hanno bisogno di questi soldi e non riusciranno ad andare avanti»: così Diego Raggi, fratello di David, ucciso nel marzo 2015 a Terni da un marocchino clandestino ubriaco, commenta il mancato indennizzo, per motivi di reddito, alla sua famiglia. Che avrebbe comunque usato quei soldi «per costituire una fondazione o darli in beneficenza. Il fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, istituito dalla legge 122 del 7 luglio scorso, prevede infatti un limite massimo di reddito di 11.500 euro per accedervi, mentre nel caso di Raggi il giovane ne guadagnava oltre 13 mila». «Con quei soldi - sottolinea ancora Diego - non ci saremmo di certo arricchiti. Li avremmo usati per fare del bene, perché l'obiettivo principale della nostra battaglia non è quello di avere un risarcimento, ma che paghino coloro che dovevano controllare e non l'hanno fatto». «Sono figlio di un operaio - continua Diego Raggi - e io stesso lo sarò probabilmente per sempre. Fortunatamente nella mia famiglia tutti lavoriamo.
Ma come faranno tanti altri per i quali quei soldi sono fondamentali? Non credo comunque ci siano i margini per cambiare questa norma, le cose ormai sono state decise
».

La famiglia Raggi intende tuttavia continuare a battersi nell'ambito del giudizio civile intentato contro ministero dell'Interno e della Giustizia - il primo per la mancata espulsione del marocchino, il secondo per la mancata esecuzione di un cumulo di pene -, e per il quale è prevista udienza il prossimo 8 novembre davanti al tribunale di Roma.
«A costo di ipotecare la casa, visto che noi l'avvocato dobbiamo pagarlo - continua Raggi -, andremo avanti fino alla fine perché oltre all'assassino, condannato 'solò a 30 anni reclusione, venga punito anche chi deve essere punito, visto che nel frattempo ci sono stati altri eventi che, come il nostro, hanno fatto male a tutta la nazione». La famiglia Raggi, anche nelle ultime ore, continua comunque a ricevere telefonate e messaggi di solidarietà. «Questo sì che è un abbraccio caloroso - conclude con amarezza Diego -, di certo non quello dello Stato».
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