Uccide la moglie a Perugia,
la telefonata prima di sparare

Uccide la moglie a Perugia, la telefonata prima di sparare
di Egle Priolo
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Venerdì 27 Novembre 2015, 13:20 - Ultimo aggiornamento: 13:43
​PERUGIA - «Dobbiamo parlare di quel terreno... Francesco, mi senti?». «Sì». «E perché non parli? Va tutto bene?». «Sì». «Sei sicuro? Sembri strano». «No...». «Ma sta male tuo padre?». «Sì».
Una telefonata come tante, per parlare di lavoro. Dall'altra parte del filo c'è Francesco Rosi, l'uomo che ha confessato di aver ucciso la moglie Raffaella Presta a fucilate mercoledì. E a quella telefonata lui ha risposto pochi istanti prima di premere il grilletto. Inebetito, parlando a monosillabi. Due minuti dalle 15.28. Alle 16 è stato lui a prendere il telefono e a chiamare i carabinieri. «Ho fatto qualcosa di molto brutto a mia moglie, venite». Cosa è successo in quella mezz'ora? Il fucile della collezione del nonno era, come sempre, nella soffitta sotto chiave? È andato a prenderlo durante la lite che Raffaella invece voleva chiudere uscendo? Passaggi che oggi forse chiarirà nell'interrogatorio davanti al gip, con la procura che lo accusa di aver premeditato tutto.

Non è stato affatto un omicidio d'impeto, infatti, secondo il pm Valentina Manuali. Mentre l'avvocato Luca Maori parla di choc e di incapacità di intendere e di volere che già anticipa la probabile linea difensiva.Di certo i carabinieri, gli uomini della scientifica del reparto operativo e il medico legale Laura Paglicci Reattelli ora sono impegnati a ricostruire quella mezz'ora. Quei trenta minuti che hanno distrutto due famiglie e lasciato solo un bimbo di sei anni. E allora si riparte da quell'ultima telefonata alla collega dell'agenzia immobiliare che aiutava Rosi a gestire anche le sue proprietà. Una telefonata strana e che riletta dopo la notizia del delitto lascia più di un interrogativo. Prima di tutto perché il 43enne perugino ha risposto se si trovava, come si immagina, in mezzo a una lite? La collega ha raccontato al Messaggero di «non aver sentito alcun rumore, c'era solo silenzio dietro Francesco». Che la lite non fosse ancora esplosa? E allora cosa mai può essere successo in quei maledetti trenta minuti per litigare con tale violenza, prendere un fucile e sparare due volte?Perché Rosi quel grilletto l'ha premuto due volte, colpendo Raffaella all'altezza dell'inguine e alla scapola. Nessuna zona vitale, ma il sangue che l'avvocato 40enne ha perso le è stato fatale. Non hanno potuto far nulla i medici del 118 arrivati di corsa nella villetta di via Bellocchio 1: Raffaella, la donna che non ha denunciato le botte del marito violento, è morta dissanguata in poco tempo.

L'amore per il bambino. Il loro bambino era in casa, ma non ha assistito all'omicidio: ora probabilmente verrà affidato temporaneamente alla sorella di Rosi, avvocato, che abita con suo figlio nella villetta. Ma certamente anche i nonni materni, arrivati nella notte di mercoledì da Brindisi e che ieri sono stati in caserma a parlare con i carabinieri, avanzeranno richieste sul bambino. Un piccolo uomo, con la passione per il calcio e per il suo papà. Passione ricambiata visto che Rosi, racconta chi lo conosceva, non faceva altro che parlare del bambino e dell'affetto profondissimo che li legava.Un aspetto che va ad aggiungersi al puzzle dei suoi pensieri prima dell'omicidio. Sembra infatti che, oltre alla gelosia nei confronti della donna (tanto da farla seguire da un investigatore, secondo i racconti degli amici di Raffaella), Rosi in qualche modo le contestasse di trascurare il bambino per colpa del lavoro. Che lei, a giugno, avrebbe lasciato proprio per evitare altre liti, anche se Rosi ultimamente le stava cercando una stanza per aprire un suo studio. E soprattutto dopo quelle botte che le avrebbero rotto un timpano. Un episodio che, secondo gli amici con cui si era confidata, avrebbe dovuto denunciare. Sarebbe bastata una telefonata per denunciare i maltrattamenti e, per prima cosa, le forze dell'ordine avrebbero immediatamente segnalato la presenza di armi in casa (regolarmente detenute) alla prefettura. Intanto Rosi (in isolamento in carcere e guardato a vista) oggi, assistito dall'avvocato Maori, deciderà se rispondere alle domande del gip Andrea Claudiani sulle accuse mosse dalla procura: omicidio premeditato e aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà e dai precedenti maltrattamenti familiari.E mentre i carabinieri vanno avanti negli accertamenti tecnico-scientifici (sui bossoli e dopo lo stub su Rosi) per capire la precisa dinamica dei fatti, in quegli stessi minuti, la dottoressa Reattelli eseguirà l'autopsia sul corpo di Raffaella, la donna uccisa per non aver detto basta alla violenza.
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