Perugia in B, la festa in piazza
«Venite su, qui è un delirio»

Perugia in B, la festa in piazza «Venite su, qui è un delirio»
di Egle Priolo
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Lunedì 5 Maggio 2014, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 18:05
PERUGIA - La tensione una morsa allo stomaco. Da 75 minuti il Perugia in serie B. Dopo nove anni di inferno nei gironi di serie D e Lega pro.

Manca un quarto d'ora, Comotto prende botte, il Frosinone mena. Il perugino non si fida e si allontana. Già è una sofferenza guardare la partita su un muro del Mercato coperto, perché è domenica ma qui si lavora. «Che fai non la guardi?». «No. Io 'sta partita la sento». Pugni sul cuore a rafforzare l'idea. Gli ultimi centottanta secondi sono un buco nel cuore. «Daje Rosà, fischia». E Rosario Abisso da Palermo ascolta: triplice fischio e un unico urlo.



È tutto un abbraccio. Perugia ricorda da dove viene e si scrolla di dosso le gufate e la vergogna di aver visto dal baratro i fasti dell'Intertoto. «Torneremo in serie A», canta la curva che si riversa in piazza IV Novembre. «Io sto coro 'n lo farei», ricorda il perugino che non si fida. Ma alla fine, chissenefrega, oggi è il giorno del Perugia. Anello intorno a piazza Italia, clacson da far scoppiare. Bandiere ai finestrini e i più audaci seduti sul finestrino: l'utilitaria oggi è il Generale Lee e Boss Hog va ai play off.



La corsa in via Baglioni a dare il cinque a chiunque passi. E poi il tunnel di via Calderini in mezzo alle bandiere. Da lì si apre, mastodontica, piazza IV Novembre. È tutta lì Perugia. Passa il Duetto scapottato, rosso come la città, i tergicristalli come mani sventolabandiere. Poi la vecchia Cinquecento dal tettuccio aperto e sciarpe che salutano la B.



«Suona, tonto». Chi passa da lì deve suonare, il clacson deve essere la voce della città. Frizioni bruciate e motori imballati per fare più casino possibile: la B come se non ci fosse un domani. Arrivano tutti. Bottiglie in mano, famiglie col passeggino, ragazze sui cofani in corsa e bimbi sulle spalle dei papà. Fino al novantesimo. Ma sulla festa non c'è arbitro che possa fischiare. Non oggi.



Poi è tutta attesa. Perché Perugia esulta, ma senza il Perugia che festa è? «Dove sono? Dai che qui è un delirio». Si aspetta il torpedone bianco che porta in centro gli eroi. Mazzeo, Eusepi, Koprivec, Vitofrancesco, Fabinho, Nicco e Moscati cavalcano quel bus come Bastian su Falkor nella Storia infinita: aggrappati alla gioia, pugno in alto e in cima al mondo.



L'arrivo su corso Vannucci è un unico grande abbraccio di sciarpe e striscioni. «Nonna sono qui». «Mio folle amore». «Grifon Ball», B assolutamente maiuscola. E il donca tradotto in striscione: «Demo mosco», «'nco jugni e 'nco i denti». Mimmo, il capo della Nord, che si vendica di chi non c'ha creduto e «che due mesi fa ci dava per morti. Ora chi festeggia?».



Il resto sono fumogeni bianchi e rossi per colorare di Grifo anche l'aria. L'assalto a Camplone, il mister del miracolo. Gli alè a Santopadre, presidente romano dal Grifo tatuato. E il pensiero ai ternani che non saltano e che magari «a settembre ci si vede al Curi». «Perché l'anno prossimo gioco di sabato». Avviso ai ternani e soprattutto alle mogli.
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