Pugno a fine gara, ex grifone dovrà risarcire un ragazzo

Il tribunale di via XIV Settembre
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Domenica 12 Febbraio 2023, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 08:37
Pugni a un baby calciatore e al padre. Perché convinto che il primo avesse picchiato suo figlio durante la partita di calcio giovanile che li vedeva contrapposti, e perché così convinto di aver ragione che a quel punto un colpo l’ha assestato anche al padre del ragazzo andato in suo aiuto.
Un ragazzo minorenne, all’epoca dei fatti, visto che la partita era della categoria Allievi e dunque con calciatori tra 14 e 16 anni.
Brutta storia e sicuramente brutto esempio dato da chi i campi di calcio li conosce bene, perché l’ex grifone Massimo Lupini ha giocato anche 5 partite in serie A con il Perugia stagione ‘76-‘77 che si stava avviando a diventare quello dei “mirarcoli” dell’imbattibilità e di uno scudetto conteso al Milan per quasi una stagione intera.
Quasi nove anni dopo, e cioè venerdì scorso, ecco la sentenza d’appello che se da un lato considera prescritto il reato di lesioni personali per quel pugno sferrato all’allora baby calciatore, dall’altro lato condanna l’ex biancorosso al risarcimento nei confronti del ragazzo.
I FATTI 
È il 26 maggio del 2014 quando per la categoria Allievi si sfidano al campo sportivo di Pila Madonna Alta e Flaminia. Il figlio dell’ex grifone all’epoca gioca tra le fila del Madonna Alta e, secondo quanto si legge nella sentenza firmata dal giudice di pace Rosa Maria Candeloro il 18 gennaio 2022, sul finire dell’incontro subisce «un’aggressione in campo». Al triplice fischio, pensando di aver individuato l’aggressore del figlio, l’ex giocatore del Perugia si fionda verso il ragazzo della squadra avversaria e lo colpisce con un pugno al volto. Non c’è soltanto il pugno. Dal momento che non solo viene colpito anche il padre, ma il ragazzo oltretutto racconterà davanti al giudice di essere stato «additato da molte persone» come quello che aveva colpito il figlio di Lupini.
Ma c’è un Var umano che scagiona il ragazzo. E cioè un suo compagno di squadra che, poco dopo avvenuto tutto ciò, si assume le proprie responsabilità confessando di essere stato lui a colpire l’avversario. A quel punto, l’ex grifone si sarebbe recato dalle due persone picchiate e avrebbe chiesto loro scusa non tanto per il gesto quanto per essersela presa con la persona sbagliata.
Elementi questi emersi nel corso dell’iter processuale, con la versione dell’ex grifone (difeso dall’avvocato Carlo Bizzarri) e quella di un altro teste della difesa considerate dal giudice non credibili perché contraddette «da tutti gli altri teste escussi in dibattimento» e dalla «certificazione medica» acquisita anche in questo caso nel corso del processo.
E così, dopo la sentenza del giudice di pace, anche in Appello il ragazzo (difeso dall’avvocato Ubaldo Minelli) ha viste riconosciute le sue posizioni.
E così il giudice monocratico Francesco Loschi venerdì ha confermato la sentenza di primo grado condannando l’ex grifone che aveva fatto appello non solo ai 1000 euro di risarcimento nei confronti della vittima na anche alle spese processuali per primmo e secondo grado. Ha dichiarato però la prescrizione per il reato di lesioni.
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