Stipendio pignorato
per una bolletta fantasma

Stipendio pignorato per una bolletta fantasma
di Luca Benedetti
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Domenica 19 Maggio 2013, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 09:06
PERUGIA- Quando la burocrazia ci mette lo zampino il rischio di finire sul lettino dello psicanalista concreto come quello di dover combattere contro un muro di gomma per riuscire a trovare una soluzione anti beffa. La storia contromano è quella di una perugina che si ritrova inseguita da cinque anni di bollette dell’acqua fatturate in una casa che lei ha lasciato. Il conto, tra consumi e interessi di mora, è salatissimo: 3.500 euro. E la guerra contro la bolletta impossibile passa anche per il pignoramento del quinto dello stipendio e le carte bollate a cui l’ex cliente della società di gestione dovrà ricorrere per cercare di uscire dall’incubo.

La vicenda la racconta Alessandro Petruzzi, leader di Federconsumatori di Perugia. «Il caso- dice Petruzzi- ha dell’incredibile. La donna che stiamo tutelando vive a Perugia. Cinque anni fa ha cambiato casa trasferendosi in un altro quartiere ed è andata a vivere con il figlio. Ha chiuso il suo rapporto di utente con Umbra Acque. Una procedura normale che la signora ha abbinato al cambio di residenza».





Però cinque anni dopo, è spuntata una super bolletta dell’acqua mai pagata ed è iniziato il calvario. «Si è mossa- racconta Petruzzi- la società di recupero crediti a cui si rivolge l’azienda che gestisce il servizio. L’ex utente si è vista imputare 3.500 euro di conto. Ma lei nella casa dove avrebbe dovuto consumare l’acqua di cinque anni, non ci abita più. Invece le hanno presentato un conto per cinque anni di consumi che, secondo noi, non esistono».

Tutto inizia alla fine dello scorso anno. La donna, che lavora in una cooperativa di servizi, dopo aver ricevuto la stangata scrive alla società di recupero crediti, spiega la sua situazione, mette in fila date e circostanze, ricorda l’addio all’abitazione, il fatto che l’utenza era stata chiusa perché si è trasferita (tra l’altro la donna nella nuova residenza non è la titolare del contratto per la fornitura dell’acqua) e tutto sembrava filare per il verso giusto.

«Ma l’incubo- dice Petruzzi- non è finito. Perché la signora una settimana fa è stata chiamata dall’amministrazione della cooperativa che l’ha informata come abbia subito il pignoramento di un quinto dello stipendio. Naturalmente perché era tornato alla luce quel conto dell’acqua che non risulta pagato». Insomma, un incubo. Considerando che la donna che lavora in una cooperativa di servizi non è che abbia la possibilità di vivere con uno stipendio da nababbo. Ma arriva, ogni mese, a prendere 850 euro. La decurtazione annunciata farà sicuramente male.

Ma la sfida non finisce certo qui. «Lunedì (cioè oggi, ndr)- anticipa Petruzzi- presenteremo un ricorso i tribunale contro il pignoramento». Puntata tutt’altro che finale di una battaglia che andrà avanti non solo sul filo dei nervi, ma anche a colpi di carte bollate.

Secondo i dati in possesso di Federconsumatori, quello della bolletta non dovuta e che fa scattare il pignoramento dello stipendio, non è l’unico caso legato al recupero crediti per le fatture dell’acqua a Perugia e dintorni. Perché (e il fatto, naturalmente, è più che legittimo)c’è la caccia a chi non paga e quindi, la società di recupero crediti viene innescata dall’input della società che gestisce il servizio. E se per la vicenda denunciata da Federconsumatori è evidente che ci sia un errore della burocrazia interna, la stessa associazione dei consumatori apre un altro fronte.

Ancora Petruzzi: «Ci risultano segnalazioni di richieste di pagamento anche per debiti che sono prescritti». Possibile? Certo è che la grande giungla delle bollette, dei contratti, delle clausole, che sia acqua, gas o energia elettrica, rischia sempre di creare non pochi disagi agli utenti. A volte anche a chi paga regolarmente.
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