«Condizioni insostenibili a Terni, costi elevati ed incertezze». La Novamont annuncia la cassa integrazione estiva per 85 lavoratori

«Condizioni insostenibili a Terni, costi elevati ed incertezze». La Novamont annuncia la cassa integrazione estiva per 85 lavoratori
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Venerdì 3 Giugno 2022, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 16:50

TERNI Per molti un fulmine a ciel sereno, per altri un passo prevedibile, certo è che la Novamont ha annunciato l'avvio della cassa integrazione ordinaria per 85 lavoratori dando delle motivazioni granitiche con un lungo comunicato.  «A seguito del perdurare di una situazione di forte incertezza del mercato di riferimento e nonostante gli interventi messi in campo dall’azienda per fare fronte all’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, agli effetti della guerra in Ucraina e alla situazione sempre più insostenibile delle condizioni economiche del sito industriale Polymer – spiega la nota del gruppo di Novara   Novamont si vede purtroppo costretta a ridurre, sia pure temporaneamente, la propria attività nello stabilimento produttivo di Terni. L’azienda ha già comunicato ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali la sospensione e/o la riduzione delle attività lavorative nonché la susseguente necessità di procedere a Cig ordinaria a partire dal 1° luglio 2022 per un periodo presumibile massimo di 13 settimane».Un provvedimento dovuto al perdurare di una situazione di forte incertezza del mercato di riferimento, all’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, agli effetti della guerra in Ucraina e alla situazione sempre più insostenibile delle condizioni economiche del sito industriale Polymer«fattori negativi e distorsivi che si stanno simultaneamente combinando, tra l’altro in senso opposto alle linee del Green Deal, e che costringono l’azienda ad assumere, a titolo cautelativo, questa decisione:il fortissimo incremento delle materie prime e in particolare dei costi dell’energia (nonostante le misure messe in campo sin dal primo semestre dello scorso anno); l’immissione sul mercato di prodotti di origine fossile a elevato impatto ambientale, provenienti dall’Asia, a prezzi che fanno chiaramente congetturare azioni di dumping; l’effetto perverso dei costi per l’acquisto dei crediti CO2 che pesano sulle produzioni Novamont nonostante nel 2021 l’incidenza delle materie prime rinnovabili abbia raggiunto il 58% della produzione, con lo sviluppo di prodotti il cui contributo rilevante alla decarbonizzazione non è considerato ai fini del calcolo delle emissioni di CO2 complessive.

Relativamente a questo aspetto va inoltre sottolineato che i prodotti ad alto impatto e totalmente di origine fossile provenienti dall’Asia non devono pagare alcun costo della CO2; la diffusa illegalità sia nel mercato degli shopper – che secondo le analisi di Assobioplastiche registra ancora la presenza di circa un 30% di prodotti (pari a circa 25.000 ton) fuorilegge – sia in quello interessato dal recepimento della direttiva SUP (single use plastic) in Italia; il perdurare di una situazione di incertezza per tutto il comparto delle bioindustrie per la bioeconomia circolare a tutt’oggi privo di un riconoscimento formale che permetta di identificare origine e valore economico e ambientale generato dall’intera filiera italiana».

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