Marta Gerani, da Terni a ballerina della Scala: «Vivere il percorso e godersi il momento è bellissimo»

Il racconto della storia di una giovane ternana che ha realizzato il suo sogno a partire dalle lezioni di danza con la mamma

Marta Gerani, da Terni a ballerina della Scala: «Vivere il percorso e godersi il momento è bellissimo»
di Beatrice Martelli
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Mercoledì 18 Ottobre 2023, 16:43 - Ultimo aggiornamento: 16:44

Si chiama Marta Gerani e ha 31 anni; ternana, ha raccolto l’eredità della danza per farne la sua passione, il suo lavoro e il suo messaggio. 
Ha iniziato con le scarpette a 5 anni, perché la mamma era  insegnante di danza: «Per me è stato naturale», racconta; poi, si è appassionata strada facendo. Dal papà, invece, ha accolto la passione per la fotografia; sul palcoscenico è davanti agli occhi di tutti, dietro l’obiettivo, l’occhio è lei. A 12 anni ha voluto percorrere la strada professionale per la danza, aveva le idee chiare, ed è così che ha affrontato l’esame per entrare alla scuola del Teatro dell’Opera di Roma. «Sono riuscita a entrare, e sono seguiti 8 anni difficilissimi tra adolescenza, impegni, viaggi, poiché facevo la pendolare da Terni. La vicinanza a casa, tuttavia, non mi ha mai fatta sentire lontana» continua. 

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Dopo essersi diplomata a 17 anni, approfitta in attesa della maggiore età per qualche mese di corso di perfezionamento; poco più tardi, riesce ad assicurarsi un posto presso lo stesso Teatro dell’Opera presso il quale si è formata. A giugno 2011, la svolta: «Sono riuscita a entrare alla Scala di Milano, come ballerina del corpo di ballo. Ho coronato il sogno della vita con un traguardo che ha rappresentato la gratificazione, l’apice di tutti i sacrifici» spiega.
«Non è sempre stato semplice, con i normali momenti di sconforto che si possono avere, soprattutto quando ti poni domande.

Ma, una volta in scena, riesco a dare un senso a tutta la fatica. È come se ci fosse la risposta, la fatica è ricompensata da quel momento, che anche se è breve, è immenso». Marta Gerani si definisce una perfezionista: «Lo vivo, però, anche come un limite. Quando ero piccola era qualcosa che mi faceva orgogliosa; a trent’anni, credo che mollare un po’ è più salutare, per godersi meglio le cose che abbiamo. Cercare di arrivare sempre oltre è giusto, mentre non lo è trasformare una cosa bella in qualcosa che dà frustrazioni, o un’occasione per spingersi a performare sempre di più. Penso che questo vada insegnato quando si è giovani e non si hanno gli strumenti per porre limiti. Credo di essere a un punto della carriera dove l’esperienza permette una lucidità diversa». Piuttosto che ai progetti per il futuro pensa a godersi il momento: «So di aver raggiunto tanto. Spero di continuare di essere felice, senza troppi pensieri a lungo termine, vivo un po’ alla giornata. Forse a vent’anni è più facile sognare in grande; adesso so che volevo arrivare qui, e non voglio perdermelo». Il suo è un messaggio di amore per sé stessi, per ciò che si è, per ciò che si esprime per ciò che si vuol diventare. Fuori è timida, introversa, ma sulla scena trova la sua essenza: «Questo è il mio modo di mettermi a nudo, che non spaventa, anzi, mi dà una carica, una forza che non sento sul quotidiano, e che è quella connessione che poi arriva al pubblico: è la generosità di dire qualcosa che senti» racconta ancora. Infine ringrazia. «Ho sempre avuto sostegno della famiglia, che non mi ha mai fatta sentire sbagliata. Ci vuole forza grande».

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