Bimbo sordomuto, il giudice: «L'Inps
paghi anche se il piccolo è immigrato»

Bimbo sordomuto, il giudice: «L'Inps paghi anche se il piccolo è immigrato»
di Federico Fabrizi
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Mercoledì 16 Aprile 2014, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 16:30
MAGIONE - Ci spiace, sei un bambino sordomuto ma a te non spetta niente. Perch? Perch sei nato in Albania. Per

battere la crudelt della burocrazia sono stati necessari un paio d'anni di battaglie in Tribunale.

Alla fine papà e mamma hanno visto riconosciuti i diritti del loro bimbo, che d'ora in poi riceverà l'indennità per la malattia contro cui combatte ogni giorno. Non solo, il giudice ha condannato l'Inps a versargli pure un bel po' di arretrati, a partire dalla data di presentazione della richiesta.



Tecnicamente si chiama “indennità di comunicazione”. Per riceverla, anche i minori devono possedere il requisito della cittadinanza italiana. Oppure la “carta di soggiorno”, che si ottiene dopo 5 anni di permanenza in Italia. La coppia di Magione è arrivata dall'Albania ormai tanto tempo fa, ma non abbastanza per la carta di

soggiorno. La battaglia legale l'ha portata avanti l'Inca, il patronato della Cgil. Nella sentenza, il giudiche ha spiegato che «il solo mancato possesso della carta di soggiorno non può pregiudicare l'accesso alle prestazioni di welfare previste da leggi italiane». La causa era stata avviata da Marzia Biagiotti, legale dell'Inca Umbria, dopo che i genitori, con regolare permesso di soggiorno, si erano visti rifiutare dall'Inps quell'indennità per il loro bimbo, riconosciuto affetto da sordomutismo ad aprile 2011 proprio da una Commissione medica della stessa Inps di Perugia.



Svariate sentenze della Corte Costituzionale hanno riconosciuto illegittima la norma contenuta nella Finanziaria 2001 che subordina il riconoscimento delle prestazioni di welfare al possesso del permesso di soggiorno “per lungo soggiornanti”, si chiama così. Mai fino ad ora le sentenze non avevano mai riguardato casi

di sordomuti. «Molti pronunciamenti della Consulta in materia di immigrazione relativi a prestazioni di welfare sono il frutto dell'attività di contenzioso del patronato Cgil – spiega Franca Gasparri, dell'Inca - è davvero urgente che il Parlamento si pronunci per una modifica radicale della legge».
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