La Nazionale ucraina a Terni: stoccate contro la guerra

Atleti presenti ai Mondiali paralimpici di scherma, l'oro olimpico Demchuk racconta la sua esperienza: "Il conflitto sotto casa con due bambini piccoli, lo sport diffonde il nostro messaggio"

La Nazionale ucraina a Terni: stoccate contro la guerra
di Paolo Grassi
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Giovedì 5 Ottobre 2023, 00:40

Col fioretto in mano, a giocarsi il titolo mondiale nella scherma paralimpica nel nuovo PalaTerni, ma con il pensiero alla sua famiglia, ai suoi bambini, a una guerra che devasta il suo Paese e fa vivere lui e i suoi connazionali in angoscia. Andrii Demchuk, quando è in pedana, porta nel cuore tutto questo e cerca di vincere anche per il suo Paese, l'Ucraina, da due anni e mezzo in guerra con la Russia. Da Terni, città dell'amore, un messaggio di pace attraverso lo sport. Ai Mondiali paralimpici di scherma, ci sono anche lui e gli altri atleti dell'Ucraina. Hanno la possibilità di vivere le loro gare, familiarizzare con gli altri atleti e portare a tutti il loro messaggio di pace. Perché per loro, lo sport, è anche questo. Sono qui anche per dare un esempio al resto del mondo, per affermare il loro orgoglio e portare un messaggio solidale. Anche se di tempo per visitare la città e le sue attrazioni naturalistiche circostanti, ne hanno poco. «Purtroppo - spiega lui - tiriamo sempre. Speriamo che almeno l'ultimo giorno possiamo trovare tempo per un'escursione, o per visitare qualche museo». Andri Demchuk, 36 anni, è atleta di punta della scherma paralimpica ucraina, medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016. Cinque anni fa era già stato a Terni per gli Europei paralimpici. Adesso, rispetto ad allora, può ritrovarsi in un nuovo palazzetto, inaugurto proprio con questo campionato iridato. «Comodissimo, oltre che bello. Siamo poco distanti dal centro e dall'albergo in cui alloggiamo e possiamo spostarci bene senza prendere l'autobus. Poi, questa è una città molto rilassante». Lui, è uno che la guerra la vive da cittadino di Leopoli, che ha casa accanto a un aeroporto. «E' a 200 metri - racconta - ed è un problema». Quando la guerra è scoppiata, i suoi bambini erano molto piccoli. «Uno aveva quattro anni, l'altro due e mezzo. Ho avuto paura subito per loro, per mia moglie, per i miei genitori. La mia famiglia è poi andata in Polonia ed è tornata tre mesi fa. Ci siamo sempre sentiti per telefono, ma i primi giorni li ho vissuti con più ansia. I primi mesi sono sempre i più duri. Poi si comincia a capire meglio quanti sono pronti a restare in Ucraina, o a tornarci. Dobbiamo tutti capire che possiamo dare al nostro Paese una vita normale e un'economia normale». Ora, si gioca le sue carte ai Mondiali, tirando in carrozzina. «La cerimonia di apertura è stata emozionante, con tante persone e tanti atleti». E' anche per questo, che gli ucraini portano il loro messaggio: «Tanti, nel mondo, ci danno il loro aiuto. Per me, i messaggi sono due. Il primo è il grazie a tutti coloro che ci aiutano, il secondo è l'invito a non fermarci. Partecipiamo alle competizioni cercando di tenere alta la nostra bandiera. La cosa migliore che possiamo fare anche per aiutare il nostro Paese e resistere alle pressioni russe. Vogliamo dire al mondo che l'Ucraina è forte ed è ancora in piedi».

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