Il giudice si è reso conto rapidamente che nel referto redatto dal giovane arbitro ternano Marco Di Loreto non erano riportati alcuni episodi raccontati alla stampa da chi domenica pomeriggio era in campo e fuori. Quindi: tutto al procuratore federale che svolgerà un'istruttoria riascoltando i testimoni per stabilire cos'è effettivamente accaduto.
Era una partita di calcio del torneo di Promozione, di fatto la serie B regionale, come dire: si gioca a pallone solo per divertirsi ma tra quelli un po' più bravini. Ora è un'altra cosa. A raccontare, domenica sera dopo la gara, era stato Mohcine Berradi, intervistato dal Messaggero: «Mi hanno sputato, mi hanno detto “negro torna a casa col gommone... negro di m... te la sei cercata” e via di seguito». Diciannove anni, già qualche passaggio nei piani alti dei dilettanti, una cresca rasta-riccioluta in testa, vivace, l'accento altotiberino forte e chiaro e due gambe parecchio più svelte di quelle degli altri. Mohcine con la maglia numero 11 sulle spalle domenica aveva fatto impazzire gli avversari. Migliore in campo, su questo almeno sono tutti d'accordo. Il suo allenatore, Riccardo Zampagna - quello della rovesciata
con la maglia dell'Atalanta, il bomberone che a Terni solo a nominarlo la gente si emoziona - lo aveva piazzato davanti a sinistra. Ottima idea: il
diciannovenne aveva segnato la doppietta valsa il 2-2 ai suoi contro la prima in classifica. Poi proprio Mohcine s'era rivolto all'allenatore: «Mister fammi uscire... non ce la faccio più... non so quello che posso combinare». E Zampagna lo aveva sostituito. «Me ne dicevano di tutti i colori - ha raccontato al Messaggero il diciannovenne - quando ho segnato il 2-2 sono andato
ad esultare davanti alla panchina dell'Orte e li ho mandati a quel paese. Ma loro me le hanno dette di tutti i colori. Ho sbagliato, è vero, ma ero esasperato, mi sono sentito umiliato».
Dopo la partita spintoni, parole ben oltre le righe e pure qualche calcione. Episodi avvenuti mentre i gruppi delle due squadre lasciavano il campo, anche dopo l'ingresso dell'arbitro negli spogliatoi. Il direttore generale dell'Assisi Stefano De Francesco e il capitano Enrico Ciani avevano raccontato la loro versione: «Insulti razzisti e alla fine siamo dovuti uscire in
gruppo per paura».
Tutt'altra storia, secondo la versione del presidente dell'Atletico Orte Massimiliano Brugnoletti raccolta dal Messaggero: «Questi i fatti: il ragazzo ha fatto il gesto dell'ombrello davanti alla nostra panchina, nessun insulto razzista. Uno dei nostri ha il naso rotto e un dirigente ha rimediato un calcione a fine gara». Lunedì mattina l'allenatore dell'Atletico Orte, Alessandro
Cavalli - una carriera sulle panchine delle giovanili della Ternana - si è presentato ai carabinieri per sporgere querela contro il dg dell'Assisi: «Lo accusa di aver detto frasi mai pronunciate», ha spiegato Brugnoletti che assiste Cavalli nella veste di legale.
E ora? Il procuratore federale riascolterà tutti.
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