Inchiesta Spada,le motivazioni
del Tribunale del Riesame
rafforzano l’impianto accusatorio

Inchiesta Spada,le motivazioni del Tribunale del Riesame rafforzano l’impianto accusatorio
3 Minuti di Lettura
Sabato 24 Giugno 2017, 09:21
«I fatti illeciti commessi dagli indagati non solo non sono estemporanei o occasionali, ma dimostrano al contrario che nel Comune di Terni il sistema degli appalti pubblici non si è mai conformato alla normativa nazionale e comunitaria». In 18 pagine il Riesame “sposa” l’impianto accusatorio della procura sull’inchiesta Spada, che scava sul rapporto tra politica e appalti. Nelle motivazioni della sentenza che ha portato il collegio del riesame, il 22 maggio, a decidere la scarcerazione del sindaco, Leopoldo Di Girolamo, e la conferma della misura interdittiva per l’ex assessore, Stefano Bucari, vengono ribadite, e a tratti rafforzate, le impostazioni contenute nell’ordinanza emessa il 2 maggio dal gip ternano, Federico Bona Galvagno. Inoltre il Riesame lo dice esplicitamente, avrebbe dovuto essere sospeso dalla propria carica. Ma il codice di procedura penale (ex articolo 289, comma 3°) non lo consente. Mentre a Stefano Bucari sono stati revocati i domiciliari il 4 maggio perché è stato nominato assessore dal sindaco, e non eletto, così i giudici del Riesame a confermare la misura interdittiva, sulla base del pericolo di reiterazione del reato riscontrato.
Scrive ancora il collegio che«gli indagati hanno prodotto una palese distorsione delle procedure amministrative per il raggiungimento di finalità politico-amministrative, cioè garantire l’aggiudicazione dei servizi a imprese o associazioni di imprese operanti nel territorio ternano. In tutte le gare esaminate l’iniziale illegittima aggiudicazione o l’illegittima proroga del servizio ha favorito cooperative sociali nel territorio ternano ed ha impedito che alle gare potessero partecipare altri competitori».
Inoltre scrive che , «appare utile rammentare che il Comune di Terni ha bandito una sola gara ad evidenza pubblica, in materia di verde pubblico, nell’anno 2008. Dall’agosto 2011 al febbraio 2015 non ha più indetto gare ad evidenza pubblica. La circostanza – scrivono i giudici – è clamorosa e, più di ogni altro argomento, dimostrativa della pervicacia della condotta tenuta dagli indagati e diretta ad eludere sistematicamente la normativa in materia di contratti pubblici. Il il Riesame punta su tre tesi accsuatorie: la piena consapevolezza che la procedura seguita non era conforme alla legge, le ‘ammonizioni’ di cui gli indagati non avrebbero tenuto conto e la ‘reiterazione del sistema’ anche a seguito dell’indagine
Nel provvedimento un punto a favore dei due indagati, anche questo sottolineato a suo tempo dal gip, che ha convinto i giudici ad annullare i domiciliari a Di Girolamo: «I delitti - scrive il Riesame - sono stati commessi sempre e solo nella qualità di amministratori e attengono solo all’adozione di atti amministrativi, dunque, non coinvolgono in alcun modo la sfera della vita privata e di relazione degli indagati…si tratta di impedire la consumazione di altri delitti connessi alle funzioni pubbliche rivestite da sindaco e assessore. Queste considerazioni inducono il Collegio a ritenere che gli arresti domiciliari ancora vigenti solo nei confronti del sindaco non appaiono proporzionati ai fatti accertati, tenuto anche conto che l’indagine non ha evidenziato fatti corruttivo/collusivi a carico degli indagati…che non hanno intascato denaro o altre utilità in cambio dell’adozione degli atti amministrativi». Per Attilio Biancifiori, che con Guido Calvi difende il sindaco, «Tutto viene ricondotto ad una valutazione tecnica. In fase di merito successiva si valuterà la correttezza o meno delle procedure amministrative adottate, anche alla luce delle novità introdotte dalla riforma del codice degli appalti, che vanno a sostanziare la nostra tesi, di natura tecnica e non criminale o di malaffare».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA