Il morbo della lingua blu sta uccidendo
migliaia di pecore in tutta la regione

Il morbo della lingua blu sta uccidendo migliaia di pecore in tutta la regione
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Sabato 13 Settembre 2014, 20:36
Terni - Lo chiamano il morbo della lingua blu per il colore assunto dalla bocca degli ovini. Sta causando la morte di centinaia e centinaia di pecore in quasi tutta la regione. Il primo focolaio è stato scoperto un paio di settimane fa ad Acquasparta. È lì che si è saputo che alcune pecore erano state uccise dal temuto virus Bluetongue, una malattia infettiva contagiosa che colpisce i ruminanti e che viene riconosciuta perché la lingua degli animali malati diventa blu.



L’allarme è scattato con una raffica di controlli dei veterinari, che hanno confermato la presenza della malattia anche in alcuni ovini allevati nelle zone di Montecastrilli, Amelia e Narni-Otricoli. Colpiti dal virus una quarantina di allevamenti umbri, la gran parte dei quali si trovano in provincia di Terni e animali infetti sono stati individuati pure tra Trevi, Montefalco e Foligno.



Un’epidemia che preoccupa il Ministero della salute, che ha inviato direttive precise per contenere l’eventuale diffusione del virus della Bluetongue sul territorio nazionale. E che, lo scorso 27 agosto, ha incluso la provincia di Terni nell’elenco dei territori sottoposti a restrizione per il virus. «Dopo le positività per Btv1 in provincia di Terni - si legge nel documento del Ministero - la direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari ha inviato ai servizi veterinari regionali e agli istituti zooprofilattici un aggiornamento sulle zone di restrizione».



Anche la Regione è mobilitata, al punto che per gestire la vicenda è nata un'apposita unità di crisi, coordinata dalla dirigente del servizio prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare, Maria Donata Giaimo. Un gruppo di esperti che lavora nel riserbo più assoluto, forse per il timore di creare allarmismi ingiustificati e danneggiare chi alleva e commercia ovini.



Bocche più che cucite anche tra le associazioni di categoria, che non vogliono dire una parola sull’emergenza delle pecore affette da febbre catarrale ovina. «Attenetevi a quello che vi comunicherà la Regione», dice poco comunicativo Massimo Manni, presidente provinciale di Coldiretti.

Dalla fine di agosto è partita una vera e propria corsa contro il tempo per salvare migliaia di ovini.



Un’emergenza che costringerà la Regione Umbria a spendere 55mila euro per curare gli animali contagiati e tentare di stoppare la diffusione del virus. Su richiesta dell'azienda sanitaria locale sono state ordinate 50mila dosi di un nuovo tipo di vaccino che dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Per prevenzione i vaccini saranno somministrati anche ai bovini, che sono più resistenti allo sviluppo della patologia.

Ad oggi sarebbero diecimila le pecore potenzialmente infette, con una mortalità accertata che si aggira sul tre per cento su ogni allevamento. Per quelli a rischio c'è il divieto di ogni spostamento degli animali. Un danno economico importante per gli allevatori, causato anche dal fatto che gli ovini uccisi dal virus devono essere inceneriti con un costo di quaranta euro a capo.



La legge impone che le pecore morte vanno smaltite da ditte autorizzate e le carcasse bruciate, per ottenere la massima garanzia per i consumatori. Per fortuna nessun rischio per la salute umana. «La Bluetongue - assicurano gli esperti - non si trasmette all'uomo per contatto o assunzione della carne o del latte di un animale infetto».
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