Il caro prezzi modifica le abitudini dei ternani che rinunciano alla colazione al bar e al pranzo al ristorante. L’aumento vertiginoso del costo dell’energia, i rincari del carburante e dei prodotti alimentari stanno tirando il freno ai consumi delle famiglie. Lo sanno bene gli esercizi pubblici che speravano nella fine dell’emergenza sanitaria per risollevare le sorti di due anni di pandemia e, invece, si sono ritrovati a fare i conti, da un lato essi stessi con i rincari, dall’altro con la contrazione dei consumi.
«In queste settimane stanno cambiando le abitudini dei consumatori – dice Daniele Stellati, direttore di Confesercenti Terni – bar e pasticcerie hanno registrato una flessione vertiginosa soprattutto nelle colazioni.
A cambiare non è stata solo la frequenza ma anche ciò che si consuma. «La pausa pranzo oggi è molto più veloce – aggiunge il direttore di Confesercenti – si mangia qualcosa in fretta, generalmente un piatto solo quando prima ci si concedeva qualche pietanza in più». C’è chi opta per il panino o chi si organizza diversamente. Sta di fatto che la situazione di generale incertezza sta facendo stringere la cinghia a molti ternani. «Paradossalmente oggi la colazione al bar o la cena al ristorante – osserva ancora Stellati – viene vista come un lusso, una “coccola” che ci si concede solo nel fine settimana. Gli esercizi pubblici stanno cercando di resistere, organizzandosi, ottimizzando le risorse, ma da qualche mese a questa parte la situazione già critica, sta progressivamente peggiorando. Neppure la Pasqua, per il terzo anno consecutivo, porterà quella boccata d’ossigeno sperata in quanto non ci sono prenotazioni. Anche le cerimonie, che hanno rappresentato da sempre un buon momento per la ristorazione, hanno il freno tirato».