Il caro bollette mette in crisi le imprese di Terni, il focus di Confartigianato

Il caro bollette mette in crisi le imprese di Terni, il focus di Confartigianato
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Martedì 29 Novembre 2022, 16:10

Gli imprenditori hanno sostenuto l’urto della pandemia, confidando che le loro imprese sarebbero tornate a produrre utili con il ritorno di livelli normali di attività a seguito dell’allentamento delle misure restrittive. Cosa che è avvenuta ma per un breve periodo. In effetti la contrazione dei ricavi per la pandemia lasciava intatte le capacità operative delle strutture aziendali.

“Ma la crisi ucraina e la speculazione – afferma Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato imprese Terni - hanno determinato una impennata tale dei costi delle imprese unita a una enorme incertezza sugli andamenti futuri, che le imprese non riescono a fare previsioni affidabili sul fatto se saranno in grado nei prossimi mesi di recuperare l’equilibrio economico e finanziario, pertanto gli imprenditori non se la sentono più di aspettare continuando a consumare la scarsa liquidità ormai esaurita e i patrimoni personali”.

“Il punto è – continua Franceschini - che non esistono soluzioni in arrivo, solo un ritorno del livello dei costi energetici a livelli compatibili con il sistema produttivo può migliorare le cose: gli aiuti del Governo alle imprese per la crisi energetica da un lato sono apparsi subito dei palliativi insufficienti, dall’altro vi è la consapevolezza che l’impatto della crisi energetica è tale che sarebbe addirittura velleitario oltre che pericoloso tentare di sostenere l’intero sistema produttivo italiano con un circolo vizioso di incentivi-deficit-nuove imposte, oltretutto senza risolvere la debolezza e la rischiosità strutturale degli assetti energetici del paese”.

Il timore è che i crescenti problemi del bilancio statale, con la fine della tolleranza europea determinata dalla pandemia, alla fine al di là delle buone intenzioni, finiscano per allontanare piuttosto che avvicinare le altre riforme strutturali indispensabili per ricostruire la competitività e la profittabilità delle imprese, come la riduzione del cuneo fiscale e l’abbassamento della pressione fiscale sulle imprese.

Oggi le piccole e medie imprese sono altamente sensibilizzate nella direzione del risparmio energetico e delle energie alternative, e sospinte dall’emergenza si apprestano a rispondere positivamente agli incentivi in attivazione predisposti dalla Regione Umbria per diffondere gli impianti fotovoltaici nei nostri territori, ma non possiamo non evidenziare che permangono problemi sia tecnici, sulla futura affidabilità e produttività dei moderni impianti ad accumulo, sia fiscali, sia finanziari.

Come in tutta Italia anche a Terni sono evidenti le sofferenze delle imprese per il caro energia e i dati congiunturali secondo la rilevazione Movimprese di Unioncamere evidenziano che la crisi energetica colpisce in Umbria molto duramente soprattutto la provincia di Terni.

Ivana Fernetti, presidente della Federazione alimentazione che raggruppa panificatori e pasticceri lancia un grido d’allarme: “Le nostre categorie si riferiscono a piccole e medie imprese che forniscono beni essenziali e gestiscono cicli produttivi ad alto consumo di energia, e quindi non possono adottare alcun correttivo né temporaneo né definitivo e naturalmente non possono nemmeno trasferire integralmente i rincari dell’energia e delle materie prime sui prezzi di vendita dei beni essenziali pena la contrazione dei consumi e problemi alle famiglie; ma così le piccole e medie imprese dell’alimentazione non posso sopravvivere, i costi dell’energia devono tornare a livelli compatibili con le nostre strutture produttive”.

“La crisi attuale – aggiunge Daniela Tedeschi, presidente del gruppo commercio e turismo di Confartigianato Terni – assume nel nostro territorio una particolare pericolosità perché si aggiunge a una situazione del commercio già difficile: centro e periferie che hanno bisogno di maggiore decoro, crisi demografica che di per sé riduce i consumi, politica degli eventi che non coglie le grandi opportunità che la città potenzialmente ha, le medie grandi strutture di vendita che assediano il centro e appaiono eccessive rispetto alla popolazione e agli esercizi di vicinato, la mancanza di coordinamento tra politiche commerciali e di promozione turistica.

Le imprese turistiche, dal canto loro, hanno beneficiato di un certo recupero post pandemia sul filone della riscoperta dei borghi e della dimensione slow del turismo moderno, che ha sostenuto e valorizzato le piccole strutture, ma l’impennata dei costi energetici e delle materie prime mette adesso in pericolo proprio queste strutture di minori dimensioni e rischia di far regredire il territorio anche rispetto alle potenzialità turistiche così faticosamente conquistate”.

“Tutte le categorie di pmi sono colpite dall’inflazione e dalla crisi energetica – afferma Massimo Lipparoni, presidente della federazione autoriparazione, che raggruppa meccatronici, carrozzieri e società di revisione auto, le nostre categorie devono affrontare rincari molto elevati dei costi di gestione a causa dei consumi energetici elevati nelle nostre produzioni. Senza contare che i nostri servizi sono componenti praticamente di tutte le filiere produttive e incidono anche sulle attività del terzo settore e sui privati. Questo genera una ulteriore spirale inflattiva che colpisce largamente la popolazione.”

“La sofferenza delle pmi - conclude Francescini - si è protratta troppo a lungo senza effettive soluzioni: la sofferenza simultanea del sistema produttivo e delle famiglie rischia di creare una situazione sociale molto difficile da gestire”.

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