Il campanilismo tra Perugia e Terni
può nuocere gravemente alla salute

Il campanilismo tra Perugia e Terni può nuocere gravemente alla salute
di Giuseppe Caforio
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Lunedì 9 Ottobre 2017, 18:32
In una fase molto delicata per l’Umbria, dove la priorità dell’attenzione dell’opinione pubblica è riposta dalla crisi occupazionale, vi sono altri settori di interesse generale che vivono momenti delicati, pur senza particolare clamore. La Sanità è certamente l’ambito più delicato ed importante, non fosse altro perché si gioca con la vita delle persone e con un onere economico che impegna circa l’80% del bilancio regionale. Della conflittualità clamorosa tra Presidente della Giunta e Assessore alla Sanità si è detto di tutto e di più ed è diventato quasi un argomento stucchevole, se non fosse che gli effetti si sono tradotti in un sostanziale immobilismo. Da più parti è stata evocata l’esigenza di una riorganizzazione amministrativa con una riduzione ulteriore delle Aziende Sanitarie, il cui numero ideale sarebbe un’unica Azienda, come anche sul piano più strettamente medico risultano bloccate le nomine delle Direzioni di Dipartimenti e Reparti talora strategici.

In questo quadro, un aspetto peculiare è quello dell’oncologia che sta vivendo momenti sicuramente confusi e preoccupanti. Come è noto le patologie tumorali rappresentano per diffusione, uno degli aspetti più rilevanti della Sanità e tradizionalmente sono affrontante da diversi ambiti scientifici della medicina. L’oncologia medica è da sempre vista come il punto di riferimento e di coordinamento delle varie specialità che si occupano di tumori. In trent’anni nella nostra Regione, si è passati da una sostanziale inesistenza dell’oncologia, alla realizzazione di una struttura avente una propria scuola e di una credibilità scientifica internazionale. Il completamento di questo percorso è stata individuato nello sviluppo, previsto nel Piano Sanitario Regionale, della cosiddetta Rete Oncologica Regionale sulla scorta di quanto già realizzato e funzionante in altre Regioni, come la Toscana ed il Piemonte, atteso che contrariamente a quasi tutte le Regioni, manca un Istituto Oncologico Regionale Umbro.

Pur essendo prevista sulla carta la Rete Oncologica, non è mai riuscita ad affermarsi e quantunque il coordinamento e la direzione è stata affidata all’ottimo Prof. Maurizio Tonato, la Rete è rimasta fra coloro che son sospesi, principalmente perché è mancata la volontà politica di sostenerla e poi perché è stata osteggiata da diversi ambiti della medicina stessa. E’ notorio come proprio in campo medico vige una fortissima resistenza alle innovazioni, per cui si tende a lasciare tutto immutato per la preoccupazione di perdere le posizioni acquisite, collegate evidentemente a vari interessi. Ma la Rete è un’esigenza organizzativa,  prima ancora di salute pubblica, perché consente ai malati di avere la garanzia di essere inseriti in percorsi diagnostici e terapeutici di alto livello, evitando invece nella confusione generale, di finire in posti e mani sbagliate che spesso sono la causa dell’esito nefasto dei tumori. L’occasione per far ripartire seriamente la Rete Oncologica, è data dall’attuale situazione delle due oncologie mediche di Perugia e Terni, perché in questo momento il Primario di Terni che ne ha risollevato le sorti, il Prof. Fausto Roila, è passato a dirigere la struttura di Perugia, mantenendo un rapporto di collaborazione con Terni.

Il progetto su cui ci si era mossi era quello di realizzare un unico Primariato per le due realtà, perugina e ternana, così riuscendo con questa sorta di coordinamento operativo ad affidare allo stesso Primario la direzione della Rete Oncologica, magari affiancato dall’esperienza del prof. Tonato, che avrebbe avuto un nuovo impulso e finalmente avrebbe forse potuto superare le tante resistenze. Ma la Sanità è spesso campo di scontro politico, dove campanili, interessi particolari, voglia di affermazione politico-personale, vengono anteposti al diritto alla salute e all’interesse generale. E’ ciò che sta accadendo a Terni, dove la politica locale, dopo aver preso atto degli enormi passi avanti fatti dall’oncologia ternana grazie al Prof. Roila, oggi ha deciso che ci vuole un Primario ternano, quasi in funzione antagonista al Primario di Perugia, in barba all’interesse dei malati e con l’evidente effetto di segnare la fine definitiva della Rete Oncologica.

Si sta insomma consumando l’ennesimo errore miope nel dare una svolta alla Sanità regionale in uno dei settori più importanti e delicati. E mentre la politica litiga sulle poltrone e non sui modelli organizzativi, è appena giunta l’ufficializzazione della notizia che la storica Scuola di Specializzazione in Oncologia, che ha formato tanti Oncologi nella nostra Regione, ha finito di esistere per scelta delle Autorità Accademiche. Ovviamente sulla vicenda nessuna presa di posizione della politica regionale, occupata evidentemente su altre faccende! Si potrebbe dire una tempesta perfetta: trent’anni e più per costruire l’Oncologia regionale, pochi mesi per depauperarla. Non si vuole essere catastrofisti, ma tra immobilismo ed errori strategici, questa Regione sta pagando un prezzo altissimo. E’ ora di invertire la tendenza, magari cominciando proprio dall’oncologia come settore pilota di una riforma globale. 
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