Autofocus/Il diesel
al canto del cigno

Autofocus/Il diesel al canto del cigno
di Ruggero Campi
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Mercoledì 22 Marzo 2017, 21:20
PERUGIA - Ricordate? All’inizio erano per lo più francesi e venivano guardate con sospetto. Il loro rumore paragonato a quello di un trattore e il fumo nero faceva storcere il naso ai cultori del profumo soave della benzina, per non parlare dell’aroma diabolico di zolfo. “Ah, bello il camioncino!” era il complimento ironico a ogni nuova automobile “a nafta”. La produzione nazionale raccolse la sfida, la prima Alfa Romeo ad essere diesilizzata fu una Giulia (motore Perkins di circa 1,8 un autentico trattore) e poi le Alfetta (motore VM) che sfrecciavano senza temere paragoni con le consorelle a benzina.

Erano automobili più costose, le colonnine del gasolio più rare e, per carità, la mattina andavano debitamente riscaldate, cinque minuti almeno con il motore acceso per paura di disturbarne i delicati meccanismi. Però gli italiani cominciarono ad amarle, anzi ad adorarle: il prezzo del carburante era competitivo, la “nafta” costava meno della metà della benzina e poi…quanto consumavano poco! Ci pensò il Governo - come al solito - a raffreddare gli entusiasmi introducendo un pesante “superbollo”. In pratica: hai trovato il modo di risparmiare? Adesso ci penso io! Le riviste si riempirono di tabelline e ci dedicavamo a calcoli complessi: calcolata la differenza di prezzo di acquisto e quello della manutenzione, quanti km bisogna percorrere ogni anno per andare oltre il break even point? Il successo ha continuato a crescere e le vendite di automobili diesel non sono mai andate così bene come nell’ultimo anno, in Italia come in Europa insensibili al Dieselgate . La percentuale di autovetture alimentate a gasolio supera ampiamente quelle a benzina. Insomma il futuro sarà ibrido o elettrico, come ci sentiamo ripetere, ma per adesso gli automobilisti continuano a considerare i diesel ottimi motori e a preferirli ai benzina. Sia pure in poppa, non è però un buon vento quello che soffia; i diesel sono i principali inquinanti delle nostre città. Sarà vero? I pareri tecnici non sono tutti così d’accordo, e poi trovare un unico capro espiatorio da cacciare nel deserto con tutti i nostri peccati è sempre stata una soluzione confortante. C’è chi sostiene infatti, come l’ing. De Vita, grande esperto del settore, che gli ossidi di azoto non siano il nemico n.1 e che gli americani abbiano dichiarato guerra a questo motore perché non fa parte dei loro investimenti produttivi: è il riscaldamento degli edifici la prima e più importante causa di produzione delle polveri sottili, e i motori a benzina non inquinano di meno. Eppure i sindaci di Parigi e di Londra minacciano di non fare entrare i diesel nella cerchia urbana delle loro città, alcune case automobilistiche pubblicizzano con enfasi nuovi modelli orfani della versione diesel e lo stesso amministratore delegato di FCA al Salone dell’auto di Detroit ha dichiarato che il futuro del diesel nel campo automobilistico è seriamente a rischio “perché l’adeguamento dei motori al prossimo step delle norme europee sulle emissioni lo mette a rischio di fattibilità economica”. Chissà che cosa avrebbe detto di tutte queste polemiche moderne l’ingegner Rudolf Diesel, che al motore che porta il suo nome dedicò la sua intera esistenza, fino a morirne. Non a caso al Museo dell’Automobile di Torino la sua biografia è intitolata “Storia di un’ossessione”.

Il Signor Diesel adorava le macchine, anche se le automobili non esistevano ancora. Si fece le ossa con macchinari che producevano ghiaccio e finalmente – nel lontanissimo 1892 – depositò il brevetto di un motore che per partire non aveva bisogno di una scintilla elettrica e che riusciva a comprimere l’aria fino a portarla ad una temperatura di 600°, un miracolo. Rudolf Diesel fu riconosciuto come grande genio e grande innovatore, ma le fatiche, i rovesci economici e lo stress lo portarono ad una morte drammatica e misteriosa nel 1913 sul traghetto che attraversava il Canale della Manica. Diesel non riuscì a vedere la straordinaria diffusione della sua creatura, schiacciato dalle immani preoccupazioni di essersi imbarcato ed avere investito tutto in un progetto immenso e folle. Ed invece la sua visione era giusta e azzeccata. Tornando ai trattori, scusate ai diesel, a chi non vengono in mente i mesi di attesa per avere una Golf diesel e, in particolare, la mitica GTD, 70 CV e 155km\h? Analogo il successo delle BMW 524, delle Volvo 240, con motore 6 cilindri derivato VW, dotate di raffinatezze inusuali per l’epoca come vetri e specchietti elettrici e lavatergifari, per non parlare della Mercedes che con il celebre (e longevo) modello 240 cinque cilindri, poi esaltato nella versione 300 6 cilindri, era riuscita a coniugare la qualità con le prestazioni. L’auto diesel passò così da auto per i rappresentanti di commercio ad auto per tutti, sino a soddisfare gli amanti delle prestazioni e dei piacevoli suoni: il rombo artefatto diffuso nell’abitacolo delle nuove auto diesel appaga qualsiasi automobilista, anche se consapevole che è tutta una finzione.

Se poi al suono unisci la piacevolezza di guida, dovuta alla straordinaria coppia, che vuoi di più? E se oltre un dato regime di giri il motore è piatto ….allora ecco pronti motori che girano come il benzina ma, ahimé, a parità di consumi. Nel frattempo, però, la ricerca non ha trascurato l’evoluzione dei motori a benzina e, se prima si cercavano nei diesel peculiarità di questi ultimi, oggi avviene esattamente il contrario. Il benzina, si sente dire nei saloni, si rompe di meno e ha una “coppia” come il diesel! Ma pensate, quello che era un difetto ora è un pregio e lo ammette il peggior nemico del caro Rudolf! Che rombo, ragazzi.
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