Orvietano. Fuga dai borghi, nasce il "maggiordomo di comunità"

Orvietano. Fuga dai borghi, nasce il "maggiordomo di comunità"
di Monica Riccio
3 Minuti di Lettura
Sabato 15 Aprile 2023, 01:35
ORVIETO Migliorare la qualità di vita dei borghi, assicurare i servizi presenti sul territorio e incentivarne l'innovazione, creare nuove opportunità di impresa e lavoro, programmare eventi e momenti di comunità, attrarre investimenti e nuovi residenti con un occhio sempre attento alle possibilità di finanziamento e ai progetti delle macro-aree di pertinenza.
Sembra essere questa la ricetta che i comuni dell'Orvietano, con la città di Orvieto come capofila, stanno mettendo in campo per contrastare il fenomeno dello spopolamento dei territori. I sindaci, e le amministrazioni comunali che guidano, non hanno certamente la bacchetta magica ma sono tutti concordi nell'affermare che, pur rispettando e anzi promuovendo le peculiarità dei rispettivi territori, oggi la partita la vince chi garantisce servizi, opportunità, qualità.
I fondi del Pnrr Piano nazionale di ripresa e resilienza stanno dando una grossa mano a tutti i comuni che riescono a lavorare sodo per intercettare i vari bandi, e parteciparvi. Ma non basta. Così, per scongiurare l'abbandono dei territori, specie quelli più lontani e isolati dal resto del comprensorio, la carta vincente pare essere proprio l'analisi dei bisogni e delle necessità di giovani e anziani, insomma delle famiglie, e l'offerta per i nuovi residenti. Come si fa in modo che i giovani non lascino i borghi? Dai sindaci dell'Orvietano la risposta è pressoché unanime: creando e garantendo loro servizi efficienti (scuola, uffici comunali, servizi postali, trasporti) e incentivando lo spirito di impresa. Per gli anziani vale lo stesso discorso, ovvero creando e mantenendo i servizi essenziali (servizi alla persona, medico-sanitari, sociali, assistenziali). E come si attraggono nuovi residenti? Offrendo loro una qualità di vita inviadibile, un posto in cui vivere e lavorare, fuori dalla grande città ma in collegamento costante con la grande città. Ecco che posti decentrati come San Venanzo diventano meta preferita di smart worker italiani e stranieri, nuovi residenti che lavorano da remoto ma vivono la loro quotidianità in paese. E possono contare su asilo nido, scuole d'infanzia e primarie. A Ficulle c'è chi prima è arrivato come turista e poi è rimasto come lavoratore. A Allerona si è pensato agli anziani dando il via a due servizi a loro dedicati, un comodo "Taxi rurale" per essere accompagnati ovunque, e il "Maggiordono di Comunità" cittadini tuttofare per aiutare in casa e giardino. A Baschi si punta tutto sulla comunità, con eventi e momenti dedicati alla socializzazione. A Porano si lavora anche sul fronte turistico creando spazi e luoghi nuovi, rivalutando quelli antichi. Ovunque lo spettro è lo spopolamento, una lenta diminuzione della popolazione residente che equivale all'impoverimento dei territori, all'appiattimento della vita quotidiana, al lento sgretolarsi di quelle trame sociali che fanno di una manciata di case una comunità, con proprie tradizioni, ricordi, storia e progetti. L'obiettivo di ogni territorio è dunque adoperarsi per invertire il trend, e per farlo occorre ripartire dai servizi, dal sociale, dal turismo, dal fare impresa, dalla qualità di vita offerta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA