Mafia dell'elettronica: 13 arresti.
Coinvolte due ditte perugine

Mafia dell'elettronica: 13 arresti. Coinvolte due ditte perugine
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Giovedì 26 Novembre 2015, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 11:19
PERUGIA - Dalle prime ore del mattino i finanzieri del nucleo polizia tributaria di Perugia stanno eseguendo una serie di ordinanze di custodia cautelare e sequestri preventivi.

Secondo quanto si apprende, i finanzieri perugini avrebbero individuato una organizzazione dedita a frodi all'Iva intracomunitaria. Eseguiti arresti nelle province di Perugia, Roma, Latina e Lecco.

A finire in carcere ed agli arresti domiciliari, per rispondere dell'accusa di aver fatto parte di
un'associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta, sono stati i componenti di un gruppo criminale con base a Roma, con importante ramificazione nel perugino attraverso il coinvolgimento di due imprese locali, specializzato nelle frodi all'Iva intracomunitaria, con particolare riguardo all'importazione e alla successiva commercializzazione di prodotti informatici ed elettronici, che nei soli anni 2012 - 2014 ha prodotto un giro di affari quantificato in oltre 50 milioni di euro.

All'inizio sono stati i funzionari dell'Agenzia delle Dogane di Perugia ad aver individuato una società perugina che, stranamente, sebbene nata nel 2010 per commercializzare ausili medici per disabili e persone anziane, nel 2012 risultava, invece, aver effettuato cospicui acquisti intracomunitari dalla Germania di materiale informatico (per oltre 4,4 milioni di euro) senza presentare i prescritti modelli intrastat, né le dichiarazioni ai fini dell'Iva e delle IIDD. Da qui gli approfondimenti investigativi diretti dalla Procura della Repubblica di Perugia. Al Servizio Antifrode della Dogana si sono quindi affiancati gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia che fin da subito hanno accertato come la società perugina, pur in presenza dell'ispezione contabile a cui era sottoposta, non solo non aveva affatto interrotto la condotta illecita ma aveva di gran lunga aumentato il
proprio giro d'affari, registrando acquisti intracomunitari per oltre 24 milioni di euro.

Per sfuggire ai controlli, poi, a maggio del 2013 aveva anche trasferito la propria sede legale nella capitale, presso gli uffici di una società di servizi di domiciliazione. Dall'attività di indagine emergeva inoltre che la società al centro dell'indagine era di fatto gestita da un'unica organizzazione a delinquere stanziata in Roma che aveva il controllo di alcune società cartiere e filtri, tra cui le umbre, con il fine di acquistare il materiale tecnologico da paesi comunitari (principalmente dalla Germania, ma anche Austria, Olanda, Belgio e Romania) rivendendolo a prezzi concorrenziali sul mercato nazionale (in media il 16% in meno rispetto al prezzo di acquisto dai fornitori intracomunitari) grazie alla totale evasione delle imposte.

Ma la vera e propria svolta nelle indagini viene segnata quando i Finanzieri riescono a individuare un appartamento nella periferia di Roma Nord dove l'organizzazione aveva stabilito una vera e propria base operativa occulta in cui venivano smistate le ordinazioni e gestito l'intero traffico. Sono quindi scattate decine di perquisizioni e dai computer dell'ufficio occulto emergeva una vera e propria miniera di dati e documenti che permettevano di ricostruire l'intera contabilità parallela dell'organizzazione.

Alla fine emergeva l'intera rete criminale: ben 13 associati di cui un capo/finanziatore con diversi precedenti penali, 2 suoi fidati collaboratori, un commercialista di Lecco, una contabile e 7 prestanomi che gestivano 2 società cartiere, su cui far ricadere ogni debito tributario, 5 società filtro, fraudolentemente interposte tra le cartiere e le beneficiarie, e un grossista napoletano connivente che immetteva i prodotti sul mercato.

È stata ora eseguita l'ordinanza applicativa di misure cautelari personali e il contestuale decreto di sequestro preventivo del G.I.P. del Tribunale di Perugia, nei confronti di 4 soggetti indagati attinti da misura cautelare in carcere; altri 4 soggetti indagati, attinti dalla misura degli arresti domiciliari; ulteriori 5 soggetti indagati attinti dalla misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle imprese per la durata di mesi12. Nel contempo lo stesso G.I.P. ha disposto il sequestro delle liquidità delle imprese coinvolte nella frode e/o dei beni nella disponibilità degli indagati fino all'ammontare complessivo dell'IVA evasa, quantificata in oltre 15 milioni di euro.
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