Terni, Frecciarossa:
ultima fermata per rompere l'isolamento

Terni, Frecciarossa: ultima fermata per rompere l'isolamento
di Marco Sciarrini
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Martedì 12 Dicembre 2017, 14:58 - Ultimo aggiornamento: 15:00
TERNI Il dibattito innescato dalla notizia di un Frecciarossa (uno!) che da Perugia dovrebbe raggiungere Milano, in realtà racconta molto dello stato di disagio che vivono i territori della nostra Regione e la conseguente crisi del regionalismo in una fase in cui l’immagine della regione fuori dalla regione ha raggiunto, di converso, livelli di gradimento notevolissime. Territori e città in rivolta a richiedere passaggi e fermate le più disparate, la politica in fibrillazione, le opposizioni all'attacco, le associazioni di categoria, i sindacati, anche gli ordini professionali ad assumere posizioni e rilanciare ipotesi.
Una sorta di coro stonato che, al momento, non sembra cantare la stessa melodia; ma ad un ascolto più attento del brusio di fondo si può cogliere un basso continuo che reclama una nuova stagione di programmazione regionale ed esprime un desiderio profondo di rivelare, finalmente, il senso autentico delle relazioni all'interno e fuori dai confini della Regione. Bene, pertanto, ha fatto l'opposizione di centro-destra in Regione a pungolare sul punto specifico della fermata ad Orte e altrettanto tempestivo ed esplicito è stato l'impegno della Giunta regionale, attraverso le parole della Presidente, quasi a certificare l'ineludibilità delle questioni sollevate. Al di là delle variegate e fantasiose proposte provenienti dalle forze politiche e dai territori, la posizione espressa dal M5s sembra frutto di una affrettata pregiudiziale antisistema, manifestando valutazioni anacronistiche a difesa di un'idea di Regione tutta centralistica e ripiegata su se stessa. Congelate, infatti, le ipotesi di nuovo assetto macroregionale, -tra la bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso e la fine sofferta della legislatura- si stanno avviando, almeno su questo punto specifico, interessanti iniziative interregionali, al momento focalizzate sull'asse Umbria-Lazio; indubbiamente una fermata intermedia dei treni ad alta velocità (auspicabilmente ad Orte) e un diverso assetto delle tratte di percorrenza rappresentano esigenze sempre più profonde di numerosi territori: l'Umbria centrale e del sud, lo spoletino e la Valnerina, l'Orvietano per restare nella nostra regione; la Sabina e la Tuscia nel Lazio; senza tralasciare la bassa Maremma e le aree dell'aretino e senese nella Toscana meridionale. Esigenze analoghe si sono brillantemente risolte con l'Alta Velocità nella pianura Padana in entrambe le direttrici che partono da Bologna, ovvero quella Ovest verso Milano-Torino con la fermata Medio padana a Reggio Emilia e la direttrice est verso Venezia-Trieste con le fermate Ferrara e Rovigo. In questi casi solo alcune delle Frecce si fermano, ad orari strategici, nelle stazioni intermedie, garantendo, comunque la percorrenza veloce delle tratte. A questo punto occorre fare squadra e coinvolgere quanti più soggetti possibili per convincere Rfi (Ferrovie dello Stato) della bontà della proposta (leggasi, congruo bacino d'utenza) e ottenere, in tempi rapidi, l'impegno ad avviare la fase di programmazione e gestire le più idonee modalità di attivazione e adeguamento delle infrastrutture e le procedure per la nuova fermata. Una fermata intermedia ad Orte rappresenterebbe non solo uno snodo strategico per la mobilità passeggeri delle aree richiamate, ma anche, occorre sottolinearlo, un volano di attrazione (popolazione, insediamenti, servizi, cultura etc) per quegli stessi territori nell'area vasta che va dalla Roma a Firenze. Da decenni, in effetti, si è ricercato, in particolare in Umbria, un delicato punto di equilibrio tra sviluppo e splendido isolamento, ovvero una strada originale che consentisse di valorizzare da un lato gli elementi peculiari e i valori di fondo dell'identità regionale (qualità della vita, paesaggio, cultura, spiritualità etc) e dall'altro le dinamiche moderne che premiano (non solo in termini economici) i territori proiettati nella dimensione della competizione globale. Non c'è dubbio che questo approccio, perseguito nella cornice politica ed istituzionale fortemente centralizzata, ha fortemente penalizzato ambiti territorialmente periferici ed economicamente e culturalmente più vocati alla proiezione extra regionale, Terni e la sua area tra tutti. Nel corso dei decenni, in effetti, si è scelto di concentrare gli sforzi pubblici all'interno della dimensione territoriale istituzionale, evitando di promuovere iniziative che potessero anche solo intaccare il consolidato meccanismo consociativo. Ora però sembra aprirsi una nuova stagione che, al di là del dibattito sulle fermate, deve porre al centro dell'attenzione l'urgenza di una nuova progettazione del futuro dei trasporti e delle infrastrutture: dall'Umbria isola felice all'Umbria snodo e baricentro dell'Italia centrale sia nell'asse nord-sud che nel corridoio Tirreno-Adriatico. Solo per rimanere sul punto: trentacinque anni fa la storia dell'Italia di mezzo avrebbe potuto prendere una strada diversa se la sosta passeggeri di cui si parla oggi fosse stata anticipata dalla realizzazione del primo (dicasi primo!) centro intermodale progettato nella Penisola, sempre ad Orte.
 
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