Il fotografo perugino bloccato in Perù: «Richio processo farsa»

Riccardo Capecchi bloccato in Perù da quasi tre anni
di Gianni Agostinelli
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Sabato 29 Gennaio 2022, 10:00

PERUGIA - Protagonisti cambiati, «errori che sono ancora lì dopo due anni di udienze» e sulle spalle il macigno di un'accusa per traffico di droga a carico di Riccardo Capecchi, fotografo di Castiglione del Lago da quasi tre anni costretto in Perù. Adesso la fase delle indagini sta per lasciare spazio a quella di dibattimento vero e proprio ma il timore degli avvocati di Capecchi è quello che dal collo di bottiglia nel quale ha rimestato la giustizia peruviana con continui ritardi e rimpalli si arrivi a chiudere frettolosamente il caso. «Cioè senza sviluppare le fasi della tappa preliminare durante la quale si può discutere della mia estraneità – spiega lo stesso Capecchi – pregiudicando così ingiustamente la mia posizione». Un timore avallato dal fatto che il nuovo giudice «ha espressamente detto che le accuse devono essere valutate solo in sede di giudizio orale». Nel frattempo è cambiato il pubblico ministero, titolare del caso negli ultimi due anni, e stessa sorte è toccata anche al giudice ma l'accusa per traffico di droga presentata proprio venerdì è quella ereditata dal Pm precedente. Come sottolinea Capecchi «presenta gli stessi errori che si trascinano dal 2020 nonostante i cinque pronunciamenti del giudice precedente che ordinavano al pubblico ministero di redigere un'accusa chiara e precisa, senza congetture e con la specificazione dei ruoli di chi ha commesso il fatto. Sono state aggiunte nuove fantasie alle accuse come la partecipazione alla competizione mondiale della Dakar. Così facendo sono stati buttati alle ortiche due anni di udienze che chiedevano una formulazione d'accusa basata su indizi e non su supposizioni». L'accusa per il fotografo Riccardo Capecchi, partito a maggio 2019 per un viaggio di lavoro in Perù e per cui si era intestato un automezzo è quella di traffico di droga.

Suddivisa in due rami: fabbricazione da un lato e manipolazione, trasporto e detenzione dall'altro lato. In tutti questi casi però è prevista la flagranza di reato, «ma io ero lì solo per lavorare e non sono andato incontro a nessuna delle circostanze elencate». In questo fine settimana e lunedì Capecchi e i suoi avvocati saranno nuovamente in aula perché termineranno le discussioni sulle eccezioni presentate dagli avvocati. Un'inchiesta che in venticinque faldoni di documenti costituisce la vicenda giudiziaria di Riccardo Capecchi, i suoi ultimi tre anni di vita, con la speranza di venir scagionato dalle accuse. Il processo preliminare terminerà in pochi giorni perché in Perù il 1 febbraio iniziano le vacanze estive e conseguente sospensione delle attività legate al suo caso. La fase che si aprirà in seguito sarà quella in cui al giudice spetterà decidere sull'archiviazione o meno dei sei capi di accusa contro Capecchi. Il giudice dovrà anche decidere sulla misura cautelare nei confronti di Riccardo, visto che i 18 mesi del termine massimo sono già abbondantemente scaduti e il fotografo di Castiglione del Lago ha ancora l'obbligo di firma e non ha mai potuto lasciare il Sud America. L'ultimo punto che dovrà essere affrontato è quello riguardante il dissequestro del materiale e attrezzature fotografiche di Riccardo ancora sotto chiave. A Castiglione del Lago continuano a tenere alta l'attenzione sul caso del loro concittadino grazie al gruppo Verità su Riccardo e con la raccolta fondi promossa dalla squadra di rugby che ha inviato in Perù un nuovo assegno per aiutare Capecchi nel suo tortuoso percorso.

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