Forse un volo per Yuma, al posto
di collegamenti validi per l'Umbria

Forse un volo per Yuma, al posto di collegamenti validi per l'Umbria
di Ruggero Campi
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Venerdì 23 Giugno 2017, 23:24
Si fa presto, oggi, a dire mobilità sostenibile. Nei lontani anni ‘60, in pieno boom economico, era l’immobilità a essere insostenibile: il paese aveva infrastrutture malandate e vecchissime, e la geografia tormentata del paese non facilitava certo i veloci collegamenti che la “modernità” richiedeva. Nei miei ricordi di ragazzino c’è un viaggio che mi parve lunghissimo per andare con mio padre al famoso ristorante “da Rolando” di Massa Martana: al ritorno un cameriere ci chiese un passaggio per tornare a Perugia e, evento mitico per me, ci fece passare dalla 4 corsie ancora chiusa al traffico, anche se quasi completata. Ricordo il brivido della trasgressione e – anche se mio padre guidava la 1750 con estrema prudenza – l’emozione di una strada larghissima con due corsie per ogni senso di marcia! Vedevo un futuro di velocità davanti a me e gli interminabili viaggi in auto diventare brevissimi! In tutta Italia immense risorse venivano investite nel trasporto su gomma, a discapito di quello su rotaia che rimase lungamente quello anteguerra. Purtroppo, mentre si progettavano strade, autostrade e grandi arterie e si disegnava sulla mappa dello stivale un fitto reticolo di collegamenti, varianti e linee direttrici, l’Umbria restava sempre alla finestra, a dispetto della sua posizione centrale, a metà tra il ‘Nord’ e il ‘Sud' e tra Tirreno e Adriatico. Eh sì non abbiamo mai avuto un uomo politico così potente da curvare l’Autostrada del Sole facendola passare dalla sua città natale (e feudo elettorale) Arezzo, invece che sulla direttrice di Siena e poi verso Perugia. Qualcuno si è preso addirittura la briga di calcolare i costi aggiuntivi per la collettività, in termini di consumo di carburante e di manutenzione dell’autostrada, di quei chilometri in più. In cambio Perugia avrebbe dovuto essere compensata con la E45, ovvero con un tratto di quell’asse viario europeo che parte dalla Finlandia e arriva a Gela. Sarà un caso, ma di tutta la E45 a noi è toccata la parte peggiore! Il nostro segmento è il più tormentato e infelice e ‘E45’ e ‘Verghereto’ sono diventati per gli Umbri sinonimo dei peggiori incubi stradali, mentre intere generazioni di meccanici hanno prosperato nei tratti appenninici adiacenti. I lavori di costruzione furono di una lentezza da far concorrenza alla Salerno - Reggio Calabria: ricordate quel tratto – l’ultimo ad essere completato – prima della cittadina di Sarsina? Trovare una sequenza di autotreni lentissimi che si arrampicavano in salita era la regola, per non parlare delle curve gomito che i TIR più lunghi facevano in due tempi…. Non era tanto difficile prevedere che la direttrice autostradale “umbra” avrebbe migliorato non solo le sorti della nostra dimenticata regione, ma anche il collegamento tra Roma e Venezia ma, si sa, tra la nostra classe politica e la lungimiranza c’è una sorta di incompatibilità strutturale. Non c’è andata meglio con i treni, anzi diciamo la verità, c’è da mettersi le mani nei capelli. Una volta lo “snodo” degli Umbri verso Nord era costituito da Terontola, talvolta da Chiusi: li fermavano i “rapidi”, i “Frecciarossa” dell’epoca. Adesso, come una Chimera, la meta agognata si è spostata ancora più lontano, a Firenze, dove arrivano dalla sperduta Umbria i treni regionali cosiddetti “veloci” che a dispetto del loro nome fermano puntualmente in tutte le stazioncine. E se Arezzo è riuscita a calamitarsi un Frecciarossa, a noi è toccato il contentino di un paio di autobus, battezzati pomposamente Freccialink. Ancora una volta trasporto su gomma, con tutti i costi conseguenti, e nella speranza che sull’Autostrada fili tutto liscio. Quanto alle linee ferroviarie “secondarie”, la Centrale Umbra e la stupenda Spoleto-Norcia, tutte sono state tagliate via come rami secchi, senza che una voce si levasse in loro difesa, o che qualcuno ne immaginasse una riconversione utile a tutti, al territorio, agli abitanti, ai visitatori e alla mobilità sostenibile. Salvo inventarsi una ciclabile Spoleto-Norcia della quale tutti si fanno belli prima ancora di averlo completata, resa agibile, liberata dalla vegetazione e deviata dai campi coltivati. Saremo anche il “cuore verde” d’Italia, ma raggiungerci è un’impresa titanica, e valorizzare quello che di verde abbiamo veramente sembra facilissimo a parole, nei siti patinati e nei convegni celebrativi, ma molto più difficile nella realtà che ogni giorno sperimentiamo. Ah dimenticavo, abbiamo l’aeroporto di Sant’Egidio, e forse con l’estate, ma solo 2017, un volo per Yuma!
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