Tuoro sul Trasimeno, firme e ricoveri falsi: per 10 anni prende oltre duemila euro al mese per curare la figlia. Maxi sequestro a ex impiegata di banca

La procura di Perugia
di Egle Priolo
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Mercoledì 2 Agosto 2023, 12:55

Una madre attenta ai bisogni della figlia o una dipendente infedele che ha beffato il sistema che conosceva bene? Di certo, quella ex impiegata di banca si è vista sequestrare oltre 140mila euro: esattamente la cifra notevole che la procura di Perugia e la guardia di finanza la accusano di aver intascato falsificando firme e documenti per ottenere i rimborsi delle spese sanitarie sostenute per curare la figlia. Oltre 140mila euro in dieci anni, quindi oltre duemila euro al mese che la donna, una ex dipendente di una filiale di Tuoro sul Trasimeno di un istituto bancario, in pensione dal 2013, si è vista sequestrare dalle fiamme gialle dopo un decreto firmato dal gip su richiesta della procura diretta da Raffaele Cantone.

È lo stesso procuratore in una nota a spiegare come l'indagata, sulla base degli «elementi probatori emersi dalle indagini preliminari, avrebbe falsificato documenti riferibili ad asserite prestazioni sanitarie effettuate in suo favore e della figlia, ottenendo — nell’arco di un decennio — indebiti rimborsi per un ammontare complessivo di euro 141.702,50». Le indagini sono partite da una denuncia presentata dal presidente del Fondo sanitario integrativo del gruppo bancario, dopo una serie di anomalie riscontrate nel corso di verifiche sulle pratiche di liquidazione relative alle richieste di rimborso presentate dalla donna, come – spiegano da via Fiorenzo Di Lorenzo - la regolarità della frequenza e gli importi elevati delle richieste di rimborso o la ricorrenza dei professionisti che avevano effettuato le prestazioni e delle case di cura ove erano avvenuti i ricoveri».
Le successive indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno consentito di verificare la falsità di 28 ricevute fiscali, emesse dal 2013 al 2022 «risultate tutte apocrife, in quanto disconosciute dai medici a cui erano state artatamente attribuite, e di 21 lettere di dimissioni rilasciate per l’ottenimento del rimborso della diaria giornaliera in ragione di ricoveri mai avvenuti o di durata inferiore rispetto a quella indicata nella certificazione prodotta dall’interessata».

Nel mirino della guardia di finanza sono finite ricevute anche di 3.500 euro e ricoveri col dubbio anche della stessa donna. Il gip, sulla base dell’impianto probatorio, ha quindi ritenuto sussistente l’ipotesi di reato previsto dall’articolo 642, comma 2, del codice penale (denuncia di un sinistro non accaduto al fine di conseguire il rimborso previsto da un contratto di assicurazione) «provvisoriamente contestato – prosegue la nota -, scaturente, in particolare, dalla alterazione e falsificazione di ricevute fiscali e lettere di dimissioni, al fine di ottenere indebite liquidazioni in virtù del contratto di assicurazione stipulato con il Fondo Integrativo». Da qui il sequestro dei beni e ora la possibilità alla donna di spiegare.

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