Stando a quanto si legge nelle carte del pubblico ministero due indagati in concorso con l’eugubino finito agli arresti domiciliari nel novembre scorso «acquistavano e trasportavano a Perugia farmaci e sostanze idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti» attraverso «canali diversi dalle farmacie». Dalle indagini è emerso che il principale imputato (difeso dall’avvocato Ubaldo Minelli) aveva ordinato un carico di diecimila euro di sostanze dopanti al proprio fornitore bulgaro: a «ritirare la partita di farmaci dopanti» andò un indagato che «subito dopo simulava un finto sequestro delle forze dell’ordine» per poi «pretendere» dall’eugubino «una somma a titolo di riscatto». Tentata estorsione per la Procura: «Mediante la minaccia di privarlo definitivamente delle sostanze dopanti (…) compiva atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringerlo a corrispondergli quattromila euro che richiedeva in diverse comunicazioni quale sorta di riscatto per procedere alla restituzione delle medesime sostanze di cui si era appropriato, non riuscendo nel suo intento» anche per «l’intervento come mediatore di un conoscente comune». L’indagato deve, inoltre, difendersi dall’accusa di ricettazione avendo ricevuto «un quantitativo di Oxandrolone, sostanza steroide anabolizzante»; sempre di ricettazione si parla in relazione all’acquisto di una confezione di Proviron da parte di un altro indagato, al quale sono state sequestrate nella sua abitazione di Corciano «un flacone di Primobol» e una confezione di «Human resorces masteron», sostanze simili a quelle rinvenute nelle abitazioni di Foligno e Magione ad altri due indagati. Gli indagatio sono difesi dagli avvocati Luca Valigi, Luca Maori, Rossano Monacelli, Cristina Rastelli e Carla Ragna.
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