Covid, l'esperto: «Perché l'Umbria prima
in Italia a uscire dalla terza ondata»

Covid, l'esperto: «Perché l'Umbria prima in Italia a uscire dalla terza ondata»
di Fabio Nucci
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Mercoledì 17 Marzo 2021, 08:49



PERUGIA A livello di nuovi contagi, la curva umbra continua a scendere e dopo quasi due mesi i casi settimanali sono tornati sotto la soglia dei 1.500, come il 20 gennaio. E prosegue il calo degli attualmente positivi, che rispetto al picco della terza ondata, 8.548 casi attivi il 21 febbraio, si è ridotto del 30%, a 5.905. Aspetti che secondo il fisico sperimentale dell’Università degli studi di Perugia, Luca Gammaitoni, inducono a pensare che la regione possa essere la prima a uscire dalla terza ondata. Parallelamente, tuttavia, non accennano a piegare in modo deciso verso il basso le curve delle ospedalizzazioni e, soprattutto, quella dei decessi, con sette ingressi in terapia intensiva e altre 10 vittime Covid.
La ripartenza dello screening dopo la domenica, con oltre7mila tamponi effettuati, 3.883 dei quali processati con test molecolare, ha portato a scoprire 159 nuovi casi. Un numero che riduce la media mobile a 212,7 (1.489 casi settimanali) a un livello che riporta a metà gennaio. Si riscontra anche il tasso di positività dei tamponi molecolari più basso degli ultimi due mesi e mezzo (4%) e si riduce anche la media mobile che da cinque giorni oscilla tra il 6,4 e il 6,7%. Elementi che vanno nella direzione delle convinzioni del fisico sperimentale Luca Gammaitoni, docente dell’UniPg. «In assenza di fatti nuovi – spiega – l’Umbria potrebbe essere la prima regione italiana a uscire dalla nuova ondata di pandemia Covid». La sua analisi è basata sui dati riguardanti la diffusione delle infezioni. «L’Umbria nella media va bene e i contagi continuano a scendere; un quadro confortante in vista della ripresa economica che ci auguriamo ci sia in primavera e in estate». Quanto al dualismo tra le due province, Gammaitoni evidenzia come ormai la situazione di Terni rifletta quello del Lazio. «Un dato in controtendenza rispetto al resto della regione: prima il contagio era basso mentre ora cresce. Nel frattempo a Perugia e in quasi tutto il resto dell’Umbria è in calo. Il comune di Terni va seguito con attenzione, mettendo in atto azioni perché non continui la sua salita, così come va acceso un faro su Orvieto dove i dati disponibili ci dicono che la situazione continua ad essere critica, anche se in presenza di numeri piccoli».
LA MAPPA DEL CONTAGIO
L’incidenza cumulativa settimanale indica che i comuni da “zona rossa” si sono ridotti a 12 cui se ne aggiungono altri 11 che evidenziano più di 200 casi settimanali ogni 100mila abitanti. Ieri il comune più “rosso” era Norcia (671,7), seguito da Monteleone di Orvieto (652,2), Cerreto di Spoleto (592,9) e Bettona (555,3). Tra le città più grandi, situazione sempre al limite a Bastia, Città di Castello, San Giustino, Trevi, Foligno, Assisi e, appunto, Terni e Orvieto dove il dato settimanale sembra essersi stabilizzato 224,4 e 226,7. Molte di tali città sono state interessate anche dai 10 decessi segnalati ieri, dieci in totale, sei dei quali divisi equamente tra Perugia e Foligno; gli altri casi letali di pazienti residenti a Scheggia, Spoleto, Terni e Torgiano.
OSPEDALIZZAZIONI
Come quella dei decessi, anche la curva dei ricoveri stenta a scendere in modo convinto e ieri a fronte di 5 degenti Covid in meno in area medica, sono stati occupati 4 posti letto in più in terapia intensiva, con sette ingressi del giorno. In entrambi i casi si avverte una lieve riduzione, ma col dato ancora molto altalenante. È invece ormai chiaro che in questa terza fase epidemica, rispetto a novembre, è cresciuta di molto l’incidenza delle rianimazioni sugli attualmente positivi. Rapporto che a novembre oscillava intorno allo 0,6%, è salito all’1% a gennaio e si è spinto all’1,3% nei giorni scorsi, complice la riduzione dei casi attivi. Segno di una possibile maggiore aggressività del virus “mutato”.


 

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