Terni, con la Covestro
Italia batte Germania 2 a 0

Rodolfo Rosa, ad di Covestro
di Federica Liberotti
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Martedì 20 Giugno 2017, 18:23
NERA MONTORO «Già da un anno la crisi del manifatturiero nel Ternano è finita. Adesso tutte le aziende, almeno quelle chimiche come la nostra, sono in ripresa, ma hanno un solo, identico problema: riuscire a trovare sul territorio personale giovane e qualificato da assumere». L’ingegner Rodolfo Rosa, amministratore delegato e direttore dello stabilimento della Covestro spa, l’ex Bayer MaterialScience di Nera Montoro, mesi fa ha fatto una scommessa sul futuro e oggi può dire di averla vinta: dopo la chiusura da parte della casa madre tedesca della sede in Germania e il potenziamento dello stabilimento narnese, la società che dirige, a distanza di una anno e mezzo dall’inaugurazione delle due nuove linee di produzione, ha raddoppiato i dipendenti (da 50 a 100, tra diretti e indiretti), volumi (da 6.000 a 12.000 mila tonnellate annue di lastre in policarbonato alveolare, pari alla superficie dell’Umbria), e quasi il fatturato (da 25 a 44 milioni). E, elemento non trascurabile, ha fatto scendere a soli 37 anni l’età media del personale assunto, prediligendo - almeno fino a che ha potuto - neodiplomati e neolaureati ternani e narnesi. «Sono stati anni durissimi - racconta - perché abbiamo raddoppiato tutto, dalla fabbrica alle sedie per i dipendenti. Abbiamo scommesso su giovani di ottime qualità per assicurare un futuro luminoso allo stabilimento, ma il loro inserimento, è stato veramente impegnativo. Abbiamo dovuto insegnare loro il mestiere, ma ora siamo convinti di aver fatto la scelta giusta. Per competere c’è bisogno di tagliare la manodopera di basso livello e alzare capacità e scolarità».
Dopo essere stata sommersa dai curricula e aver potuto scegliere il meglio, puntando su ragazzi del territorio, oggi 
Covestro si trova però di fronte ad una situazione paradossale: quella di non riuscire a trovare altro personale adatto (diplomati in chimica, elettrotecnica, elettronica) in una provincia con una percentuale di disoccupazione giovanile altissima. «Per l’inserimento di un nuovo operatore - spiega ancora l’ad di Covestro, ternano anche lui - abbiamo impiegato svariati mesi nelle selezioni prima di identificare la persona idonea. Le aziende manifatturiere iniziano ad essere costrette a cercare il personale fuori regione perché qui, mancando il giusto orientamento scolastico, la maggior parte dei giovani sceglie il liceo scientifico e in pochi, nonostante le tante industrie, frequentano gli istituti tecnici. Quanto agli ingegneri, con l’avvento di Industria 4.0, a Terni servirebbe un corso di Ingegneria dell’automazione industriale, che nel centro Italia è presente solo in tre città, magari adattando il corso di Ingegneria industriale. Io per trovarne uno, tra l’altro ternano, sono dovuto andare in Toscana». La ricerca di personale, purché sia qualificato, dice l’ad, non è peraltro in contrapposizione con la spinta verso l’automazione, sempre più necessaria per le aziende che vogliono crescere e migliorare: dal primo maggio, ad esempio, 
Covestro ha avviato un nuovo e moderno impianto robotizzato, un sistema di nastratura automatico delle lastre alveolari prodotte, realizzato grazie ad Industria 4.0. «Si tratta probabilmente del primo progetto del genere sul territorio, lo avremmo comunque fatto, ma Industria 4.0 ci ha permesso di accedere a risorse rilevanti. Ora stiamo progettando un’altra linea di movimentazione del prodotto basata sugli stessi principi». Il tutto nell’ottica dell’ottimizzazione dei costi e dell’efficienza dei processi, con l’obiettivo di consolidare «la posizione di 
Covestro nel mercato - conclude Rosa - e garantire una prospettiva di crescita annuale in linea con il tasso di sviluppo europeo». 
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