Il nutrizionista: «Prodotti tipici ok, ma cucinate e mangiate con lentezza»

Una tipica norcineria
di Luca Benedetti e Massimo Boccucci
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 09:41
GUBBIO - Un po' per scherzo, molto per davvero. Un po' per passare il tempo con gli amici in chat, molto perché un occhio al cibo e alla bilancia va dato con attenzione nei tempi dell'io resto a casa. Così ognuno cerca di regolarsi (a calibrarsi) in base alle proprie abitudini. E anche in base alle tradizioni. Anche se un po' bisognerà cedere all'emergenza.Allora ecco che si pensa come coniugare le tradizioni della cucina umbra con l'emergenza. Le tradizioni della buona tavola in relazione al tenore di vita tra l'impatto e le avvertenze, visto che tutto si rallenta per l'obbligo di dover restare a casa.
Il nutrizionista eugubino Guido Monacelli, presidente del Centro studi nutrizione umana e organizzatore  di iniziative per il benessere, analizza il fenomeno e dà utili consigli. 
«Se si sta più fermi - dice - c'è un minor smaltimento calorico. Rischia di incidere maggiormente il mangiucchiare, la cosiddetta fame nervosa e da noia che c'è restando in casa. Se c'è carenza di frutta e verdura, ricche di micronutrienti importanti per il sistema immunitario e che oltretutto abbassano il livello calorico, senza la compensazione con alimenti a bassa incidenza calorica si può avere inevitabilmente nel tempo un aumento del peso corporeo. Bisogna stare attenti allo sbilanciamento verso alcuni prodotti».
Come valuta le caratteristiche della cucina tipica umbra in questo contesto d'emergenza?
«Certi prodotti tipici umbri, come salumi e formaggi, sono ricchi di calorie e di sale. Si consumano mediamente dieci grammi di sale al giorno invece di cinque, come dato nazionale che si riflette anche in Umbria. Anche per questo siamo la patria della tradizione legata alla norcineria. Un po' di attenzione serve».
Si possono conciliare al meglio le caratteristiche della cucina umbra con il momento chre stiamo vivendo?
«La cucina umbra è povera di frutta, verdura, pesce e legumi. Non penso che si debba evitare qualcosa, ma è buona cosa mettere una maggiore attenzione sui possibili eccessi di carni rosse e conservate, rispettando le frequenze dei gruppi di alimenti».
Un buon consiglio?
«Stare a casa ha un aspetto positivo: le verdure richiedono un certo lavoro di preparazione e dunque il rallentamento dei tempi in generale può favorire le positive ripercussioni caloriche. E' auspicabile, questo è il rovescio positivo della medaglia. Conta anche il modo con cui ci si approccia al cibo. Mi raccontavano che i nonni nelle campagne umbre prima di mettersi a tavola, anche in occasione di un pasto abbondante, invitavano i commensali a inviare un pensiero di ringraziamento all'animale che si sacrificava per il nostro piacere. Era un modo per frenare un certo istinto ad abbuffarsi. Se diventassimo sommelier del cibo potremmo gustarcelo meglio. Il rallentamento anti-ansia può essere in tanti gesti, anche lavandosi con attenzione le mani prima di toccare il cibo».
Cosa ci insegna l'emergenza il coronavirus vista dal suo particolare punto di osservazione? 
«ll virus è nuovo, ci sono studi in corso. Uno studio inglese cerca di spiegare perché l'Italia sia particolarmente colpita facendo riferimento alle strette di mano, gli abbracci i baci. Potrebbero essere i comportamenti che favoriscono la diffusione. Sappiamo che le conseguenze sono respiratorie e il prezzo più alto lo stanno pagando le persone in età avanzata, soprattutto gli over 65 che, guarda caso, solo nel 10 per cento dei casi fanno uso di frutta e verdura nelle quantità consigliate».
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