Perché può sembrare un problema che investe uno scarso numero di lavoratori, ma in realtà i numeri dell'Umbria, in relazione alla popolazione, sono impressionanti: basti pensare che è l'unica regione che in cinque anni ha visto moltiplicare per sette il numero dei professionisti del tattoo, quando la media nazionale è solo vicina al raddoppio. Chiaro quindi come non essere stati neanche nominati dal presidente del Consiglio dei ministri tra le attività in vista di riapertura ha gettato nello sconcerto e nella disperazione un'intera categoria.
Lo raccontano bene Silvia e Diego di Rea Silvia Tattoo Studio, tra i più conosciuti in regione e da quasi due mesi fermi senza avere la certezza di quando partirà per loro la Fase 2. «Siamo accomunati a parrucchieri ed estetisti – spiegano – quindi, anche se nessun decreto ci cita, presumiamo di poter ricominciare a lavorare dal primo giugno. Ma in realtà le norme igienico-sanitarie che da sempre siamo tenuti a seguire ci rendono più simili a uno studio medico, dal punto di vista della protezione e della prevenzione dai rischi di contagio. Quindi dovremmo poter riaprire dal 4 maggio: un altro mese così per noi professionisti equivale a non avere futuro».
Una difficoltà reale che, tra l'altro, aumenta esponenzialmente il numero di tatuatori improvvisati e favorisce l'abusivismo. Un danno per la categoria ma certamente un rischio per la salute di tutti. «Per poter iniziare a lavorare – sottolineano i due professionisti – abbiamo dovuto ottenere l’attestato di partecipazione al corso di formazione organizzato dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Asl. I nostri studi devono essere sanificati e disinfettati giornalmente, siamo tenuti all'utilizzo di dispositivi di protezione e materiali monouso e sterili, con la strumentazione a norma e coperta da barriere anti-contaminazione». Gli abusivi invece ricevono in casa o dove è possibile. «Mentre nessuno tutela noi, che invece siamo sottoposti a continui controlli. E allora, perché non possiamo aprire da subito?».
Contro questa dimenticanza del governo «e nella speranza che qualcuno in Regione ascolti la nostra richiesta d'aiuto», dopo l'annuncio dell'ultimo Dpcm è nata l'Associazione nazionale tatuatori italiani (che in poche ore ha raggiunto centinaia di iscrizioni e che si sta attrezzando con responsabili in ogni regione), ma soprattutto è stata lanciata una petizione per l'apertura anticipata e il riconoscimento della categoria su Change.org che ha già quasi duemila firme. «Vogliamo – chiudono da Rea Silvia Tattoo Studio - soltanto ricominciare a lavorare il prima possibile. In sicurezza, certo. Ma come abbiamo sempre fatto».
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