«Noi lavoriamo da sempre con guanti e mascherine, fateci riaprire subito». La rabbia dei tatuatori

«Noi lavoriamo da sempre con guanti e mascherine, fateci riaprire subito». La rabbia dei tatuatori
di Egle Priolo
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 18:24
PERUGIA - «C'è una categoria di lavoratori che da anni usa mascherine, guanti e dispositivi di protezione. Da anni tratta un solo cliente alle volta. Da anni pulisce e disinfetta locali, superfici e attrezzature varie alla fine del trattamento di ogni cliente. Una categoria che segue le direttive imposte per questa pandemia da sempre, senza il bisogno che vengano imposte dalla crisi. Quella categoria ancora non sa se potrà riprendere a lavorare». Firmato, un tatuatore.
Perché può sembrare un problema che investe uno scarso numero di lavoratori, ma in realtà i numeri dell'Umbria, in relazione alla popolazione, sono impressionanti: basti pensare che è l'unica regione che in cinque anni ha visto moltiplicare per sette il numero dei professionisti del tattoo, quando la media nazionale è solo vicina al raddoppio. Chiaro quindi come non essere stati neanche nominati dal presidente del Consiglio dei ministri tra le attività in vista di riapertura ha gettato nello sconcerto e nella disperazione un'intera categoria.

Lo raccontano bene Silvia e Diego di Rea Silvia Tattoo Studio, tra i più conosciuti in regione e da quasi due mesi fermi senza avere la certezza di quando partirà per loro la Fase 2. «Siamo accomunati a parrucchieri ed estetisti – spiegano – quindi, anche se nessun decreto ci cita, presumiamo di poter ricominciare a lavorare dal primo giugno. Ma in realtà le norme igienico-sanitarie che da sempre siamo tenuti a seguire ci rendono più simili a uno studio medico, dal punto di vista della protezione e della prevenzione dai rischi di contagio. Quindi dovremmo poter riaprire dal 4 maggio: un altro mese così per noi professionisti equivale a non avere futuro».
Una difficoltà reale che, tra l'altro, aumenta esponenzialmente il numero di tatuatori improvvisati e favorisce l'abusivismo. Un danno per la categoria ma certamente un rischio per la salute di tutti. «Per poter iniziare a lavorare – sottolineano i due professionisti – abbiamo dovuto ottenere l’attestato di partecipazione al corso di formazione organizzato dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Asl. I nostri studi devono essere sanificati e disinfettati giornalmente, siamo tenuti all'utilizzo di dispositivi di protezione e materiali monouso e sterili, con la strumentazione a norma e coperta da barriere anti-contaminazione». Gli abusivi invece ricevono in casa o dove è possibile. «Mentre nessuno tutela noi, che invece siamo sottoposti a continui controlli. E allora, perché non possiamo aprire da subito?».
Contro questa dimenticanza del governo «e nella speranza che qualcuno in Regione ascolti la nostra richiesta d'aiuto», dopo l'annuncio dell'ultimo Dpcm è nata l'Associazione nazionale tatuatori italiani (che in poche ore ha raggiunto centinaia di iscrizioni e che si sta attrezzando con responsabili in ogni regione), ma soprattutto è stata lanciata una petizione per l'apertura anticipata e il riconoscimento della categoria su Change.org che ha già quasi duemila firme. «Vogliamo – chiudono da Rea Silvia Tattoo Studio - soltanto ricominciare a lavorare il prima possibile. In sicurezza, certo. Ma come abbiamo sempre fatto».
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