PERUGIA - Indagata e condannata in meno di cinque mesi, dopo essere rimasta ai margini dell'inchiesta per oltre tre anni. Questa la storia di Marisa Ricotta, ex dipendente di Legacoop, che ieri ha patteggiato undici mesi con pena sospesa, per il concorso in rivelazione di segreto d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta nota come Concorsopoli.
Il 20 giugno scorso, chiamata a testimoniare dai pm Paolo Abbritti e Mario Formisano, aveva infatti parlato per la prima volta di quelle buste - avute dallo staff dell'allora presidente Catiuscia Marini - da consegnare ai candidati in cui, aveva visto aprendole, c'erano gli argomenti d'esame delle prove da sostenere. Un'ammissione non voluta, frasi «autoindizianti» uscite quasi inconsapevolmente perché tirata a parlare, su cui i magistrati non hanno potuto decisamente sorvolare. Nuovo fascicolo aperto con il suo nome e da testimone della procura è finita indagata per quelle parole che in sede di indagini era stata più pronta a evitare.
Una sentenza, accordata tra procura e difesa di Ricotta (con gli avvocati Donatella Panzarola e Nicola Barocci), che avrà certamente strascichi sul processo principale che riprende martedì prossimo al Capitini.