Con Marco Plini a Terni torna il teatro itinerante

Con Marco Plini a Terni torna il teatro itinerante
di Vanna Ugolini
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 19:02 - Ultimo aggiornamento: 20:54

La Terni che si dipana davanti a noi e che ancora non vediamo perchè l'abitudine degli occhi e della consapevolezza a volte ci proiettano nel passato e non nel futuro. E' su questa Terni che il regista Marco Plini punta i riflettori con il nuovo spettacolo teatrale, Un qualche onesto divertimento, che è una sorta di visita guidata nel futuro, o, almeno, tra le maglie di un cambiamento sociale che si muove con silenziosa tenacia in città. Lo spettacolo trova i suoi punti cardine nei luoghi dove a Terni si fa e, soprattutto si faceva teatro, perchè per Plini il teatro resta il miglior traghettatore - e trasformatore - per navigare in questa società liquida e complessa allo stesso tempo. L'iniziativa, curata da Progetto Mandela e basata sull'omonimo libro di Francesco Camuffo, aveva preso il via il 25 settembre all'Archivio di Stato di Terni, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, con la presentazione del libro, un convegno e una mostra che è tuttora allestita e visitabile a Palazzo Mazzancolli, sulla storia del teatro a Terni.
Questa storia ora si anima e si trasforma in una visita guidata, ideata da Marco Plini, che accompagna gli spettatori per le vie della città alla scoperta di luoghi, personaggi ed eventi che hanno caratterizzato la cultura di Terni e ne hanno segnato la strada. La performance itinerante partirà giovedì alle ore 17 in Via Goldoni, luogo del primo teatro della città e toccherà il Teatro Verdi, Palazzo Mazzancolli, il Politeama Lucioli per concludersi al Teatro Secci. (Spettacolo gratuito).

«Si tratta di una operazione culturale che spero coinvolga la città - spiega Plini - e per farlo ho messo insieme degli artisti molto bravi, di Terni, che daranno vita a delle performance quasi tutte all'aperto». Plini non vuole parlare di muri, stili, diatribe architettoniche: «Parlare del Verdi o della Fontana vuol dire guardare al futuro attraverso il passato. E se guardi al passato non cambi mai. Quello che è affascinante, quello che può fare il teatro è reinventare il futuro per come è ora».

Ora è anche un momento particolarissimo, perchè dopo lo stop del Covid «c'è una città che vuole ripartire». Lo spettacolo, finanziato dalla Fondazione Carit si avvale di diversi artisti, attori, una ballerina, un gruppo vocale, che interagiscono con il pubblico. «In ogni luogo che attraverseremo ci sarà un evento, in ogni location una installazione di tipo visivo».

E che città si vede attraverso la lente del teatro? «E' una città che al mattino non aprirebbe se a scuola non ci fossero i figli degli immigrati e se a casa con i nostri anziani non ci fossero gli immigrati adulti. E' anche una città operaia che sta diventando un'altra cosa, una città meticcia da cui può uscire qualcosa».
Plini ha girato molto e molto ha lavorato in giro per l'Italia e anche all'estero. Riconosce però, a Terni, i tratti distintivi di una città che si interroga, che è in divenire e che ha molte più risorse di quelle - e qui torna il tema dello sguardo - che vuole o può vedere.

«Molto dipende dal nostro carattere, dal nostro modo di sentire troppo critico e autodistruttivo, dalla nostra attitudine a criticare chi fa qualcosa. Invece bisogna attivare la nostra immaginazione. C'è del talento in giro, ma forse si è persa la capacità di sognare. Io lavoro a Milano, alla scuola Paolo Grassi e non ho mai visto nessun ternano venire a fare il provino per entrarci». Un'altra cosa Plini ci tiene a sottolineare: «Non bisogna abbandonare le politiche culturali, i danni di questo abbandono li stiamo vedendo adesso. E la partecipazione pubblica è importante, perchè altrimenti se ne perde il controllo».
Intanto questi sono i nomi degli artisti in scena: Cecilia Di Giuli e Elisa Gabrielli, Camilla Branchetti, il Gruppo Vocale Ticchetettà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA