Sono le sei di sabato pomeriggio, quando Artù improvvisamente comincia ad abbaiare senza sosta. Sulle prime i proprietari pensano a qualche gatto che gli è passato davanti nel giardino di casa, ma i secondi passano e Artù non smette. Si affacciano per rimproverarlo e lo vedono con il muso in direzione della villa dei vicini. A questo punto capiscono che c’è qualcosa che non va: pochi secondi per rendersi conto che dall’altra parte della recinzione ci sono movimenti sospetti, il suono dell’allarme che certifica presenze strane nella casa dove i proprietari sono da poco usciti.
A quel punto, i padroni di Artù e altri vicini si riversano in strada: chi chiama i proprietari della casa presa di mira e chi si avvicina al cancello per vedere cosa sta succedendo all’interno dell’abitazione. Ma praticamente i banditi hanno già lasciato la casa. Qualcuno nota un ragazzo che cerca di allontanarsi, allungando il passo ma provando a non dare nell’occhio. «È quello che fa da palo» dice un residente che cerca anche di provare a seguirlo mentre qualcun altro chiama la polizia. Il ritorno trafelato dei proprietari della villa presa di mira, e l’arrivo della volante, mettono fine alla tensione: un tentativo di assalto c’è stato, ma per fortuna senza conseguenze.
Ma di certo c’è che il vicinato funziona, i controlli di vicinato di cui hanno parlato negli ultimi tempi tanto il prefetto Raffaele Cannizzaro quanto il questore Giuseppe Bisogno. Un’implementazione dei rapporti con e tra residenti di una stessa zona per avere in tempo reale contezza di quanto accade. In certi quartieri come San Marco, la Trinità e Settevalli sono già attive chat su Whatsapp in cui i residenti si tengono in contatto. E probabilmente da altre parti lo stanno facendo.
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