Quando il Centro storico era vivo,
anche grazie alle tante automobili

Quando il Centro storico era vivo, anche grazie alle tante automobili
di Ruggero Campi
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Venerdì 6 Gennaio 2017, 10:30
Nella serata di celebrazione della Lamborghini con l’edizione 2017 del Calendario dell’Automobile Club Perugia, così come a volte succede all’indomani della pubblicazione di qualche Autofocus con richiami al passato prossimo di questa città, non sono mancati ricordi e rievocazioni da parte dei perugini attenti ai tempi che furono. E così, saranno state le belle immagini di auto d’epoca, sarà stata la presenza di tanti appassionati “storici” delle automobili, i discorsi sono scivolati verso un tempo antico, ormai leggendario e di certo improponibile, quando il centro storico di Perugia era tutto aperto al traffico senza limitazioni. Le automobili venivano parcheggiate in ogni luogo: a sigaretta lungo corso Vannucci, più o meno ordinate nelle piazze, piazza Danti, piazza IV Novembre, piazza della Repubblica e così sino a piazza Italia. Tutti arrivavano in centro motorizzati, molti solo per farsi  vedere come accade oggi negli orari di libero accesso, rigorosamente con il telefono all’orecchio, sinistro se l’auto è priva del cambio automatico, altri per fare acquisti persino la spesa quotidiana. Gli spazi erano, allora come oggi, limitati, ma - con numeri di macchine circolanti ben diversi - tutto era possibile… E’ vero, le multe le rischiavi sempre, ma qualcuno la cercava di proposito parcheggiando la Ferrari proprio davanti all’Ufficio della Polizia Municipale, sì davanti a Palazzo dei Priori. Un noto ristoratore del centro storico, Palmiero (la “e” fu un obbligo ideologico), racconta con dovizia di particolari che il “vanitoso ferrarista”, si vantava di metterla lì perché con il costo della multa aveva chi gliela guardava con attenzione, i Vigili appunto. Oggi, finirebbe sbeffeggiato sui social. 

Il centro storico era vivo, almeno la via principale; i vicoli – e che vicoli – sono stati sempre trascurati dai piani commerciali dell’amministrazione pubblica così come oggi, e per lo più venivano  utilizzati per i bisogni più urgenti, complice ovviamente il muro. Davanti ai bar (Falci, Ferrari, Medio Evo, nomi storici di locali oggi ahimè dimenticati) il parcheggio era ambitissimo e lì le automobili erano quelle più belle e rigorosamente pulite. In piazza Italia non mancava un distributore di benzina, piccolo, ma all’epoca erano tutti molto più piccoli e sobri. A Porta Sole, un posteggiatore un po’ sui generis (lo Sceriffo) svolgeva con molto impegno il suo compito, anche alle prese - sì, sembra incredibile - con pullman turistici ed il mitico Gorino attirava i curiosi con le sue macchine a pedali o letti motorizzati, con tanto di tricolore sventolante. D’altra parte i più abili guidatori di mezzi pubblici d’Italia (lo dico senza tema di smentite!) conducevano gli autobus su e giù per Via delle Volte, sfiorando con maestria le vetuste mura e gli esterrefatti passanti forestieri, che non erano stati pronti come i perugini a tenersi ben alla larga nel punto più stretto della via. Il centro storico, insomma, allora era vivo, ci si lamenta oggi. “Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente”, è stato detto autorevolmente e forse si tende a colorare di rosa una realtà che tanto splendente non era. Certo nessuno si sarebbe sognato di andare a prendere un aperitivo in una delle zone più insignificanti di Perugia solo perché lì il parcheggio è proprio di fronte al tavolino, come una vetrina: del resto così era in via Mazzini e davanti alla gelateria Veneta in Piazza Italia. Il centro di Perugia era il “Centro” nel senso più profondo del termine e aveva un’innegabile Vis attrattiva e i locali andavano a ruba. Attenzione però: non sono state le limitazioni al traffico ad ucciderlo lentamente, troppo banale; anzi andrebbero regolamentati con più severità compresi gli accessi per il carico e scarico del mattino, accessi questi i quali, volendo essere veramente virtuosi, dovrebbero essere consentiti solo con veicoli elettrici. Per comprendere ciò che dico andate per il Corso Vannucci la mattina presto e i rischi sono: di essere investiti e/o di respirare ciò che scaricano i furgoni dai loro tubi di scarico. Un controllino si potrebbe fare, perché no.

Le ragioni della crisi del Centro sono profonde e ben più complesse, e da ricercare nei modelli urbanistici e di sviluppo commerciale che  sono stati caparbiamente ed irresponsabilmente perseguiti per troppo tempo, senza un’idea chiara d’insieme. Molto semplicemente, se la Pubblica amministrazione creasse i presupposti sia per gli insediamenti delle giovani famiglie sia delle attività commerciali, state certi che la popolazione tornerebbe a vivere il Centro, senza con ciò snobbare i centri commerciali i quali è giusto che esistano. Finiamola di pensare che i modelli di sviluppo commerciale dei piccoli centri siano dei vasi comunicanti: la distribuzione delle attività commerciali può avvenire secondo una logica che rispetti quella crescita intesa in senso globale, al centro della quale ci deve essere sempre la societas della quale, ovvio, fanno parte anche le periferie. Nel frattempo godiamoci i classici quattro passi, non alpini (e mi piacerebbe, in sella alla mia Pinarello) ma rigorosamente in Corso Vannucci .
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