Cantone: «A Perugia in aumento le violenze sessuali. Il revenge porn per vendetta contro chi lascia»

Raffaele Cantone
di Egle Priolo
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Mercoledì 22 Novembre 2023, 07:14

PERUGIA - «Aumenti significativi» delle violenze sessuali e il revenge porn per vendicarsi della fine di una relazione. È il procuratore capo Raffaele Cantone a dare un quadro sui reati da Codice rosso nel Perugino, nella settimana in cui ancora si piange la morte di Giulia Cecchettin e a pochi giorni dal 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

In base ai numeri anticipati nelle scorse settimane con i primi dati che confluiranno nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario e commentati ieri a Buongiorno regione del Tgr dell'Umbria, i casi di violenza sessuale sono aumentati dai 46 del 2018 ai 50 del 2022 fino ai 58 del 2023: aumenti numericamente esigui ma «significativi» per Cantone. In controtendenza, invece, i maltrattamenti in famiglia: nel 2018 erano stati 220, 200 nel 2022 e 185 quest'anno. Uguale andamento in discesa per i fascicoli di stalking, fermi ora a 132, contro i 168 del 2018 e i 141 del 2022.
Al di là dei dati, il procuratore capo indaga anche i fenomeni legati a questo tipo di reati, che spiega così: «Soprattutto tra i giovani non si accetta l'idea che le relazioni finiscano e spesso ci si vendica portando in pubblico le proprie esperienze personali, anche intime, per creare un danno soprattutto alle ragazze».

L'impegno degli uffici non manca, come gli inviti a denunciare, ma Cantone si è mostrato in qualche modo scettico rispetto alle norme del cosiddetto Codice rosso rafforzato, con il sollecito dato questo tipo di fascicoli: «Pensare che in 30 giorni si possano chiudere le indagini come se tutto fosse semplice o semplificabile secondo me non è corretto. Si rischia una deriva burocratica ma anche di ingenerare aspettative nelle vittime superiori a quelle che sono le reali possibilità». Cantone ha poi rilevato un aumento delle denunce da parte di donne straniere. «Abbiamo visto - ha concluso - ad esempio moltissime nordafricane denunciare i loro compagni per comportamenti che probabilmente nella loro cultura vengono considerati quasi normali, come non consentire di uscire o imporre il velo o utilizzare le mani nei confronti del coniuge o dei figli»

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