Calcio crac: dal Parma a scendere,
quella sospettabile smania di fare il presidente di club

Calcio crac: dal Parma a scendere, quella sospettabile smania di fare il presidente di club
di Italo Carmignani
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Martedì 10 Marzo 2015, 19:13 - Ultimo aggiornamento: 19:14
PERUGIA - Inutile strofinare più forte. Dalla lampada di Aladino di buona parte del calcio umbro esce la pece nera dei debiti, una lunga sottrazione in euro, e una curiosa fiammella. Nonostante la catastrofe debitoria, l’impotenza dello slancio agonistico, un futuro calcistico appeso al ritorno di Piola e Meazza in vita più che in campo e la metà delle società dilettantistiche vincolano l’iscrizione del campionato al risveglio di Pisolo, c’è ancora chi fa a gara per acquistare un football club e prende la rincorsa da lontano. Ma non è un buon segno.



Il curioso assalto alle società di calcio ora ridotte a rottami poco inclini all’appeal affaristico, riporta alle primitive motivazioni per cui si diventava presidenti di football club. A leggere gli appunti delle Fiamme Gialle vengono ricordati due passaggi. Primo, le società di calcio aprono la strada al credito e agli istituti bancari e favoriscono il business del loro presidente, generalmente un imprenditore. Così, svariati industriali di molteplici settori hanno lasciato la loro impronta sul manto erboso.



L’ultimo, distintosi per avere provocato ampi crateri al suo passaggio, si chiama Maurizio Zampetti, già in cima alla società del Foligno calcio. Lo accusano si svariate colpe tributarie, ma soprattutto di non avere saputo riconoscere i lampi di buonsenso nella gestione delle sue società. Il secondo passaggio delle Fiamme riguarda il contante: anche se pochi, gli incassi e gli oboli degli sponsor offrono denaro liquido, così importante per quanti contano gli euro (una volta le lire) ogni domenica e pagano i fornitori centottanta giorni dopo, sempre che la Luna incroci Orione e catapulti i Gemelli nel segno dei Pesci. Finiti questi due vantaggi, in fondo agli appunti della Finanza si contano altre due postille. Hanno il profilo sospetto dei fondi neri, ma soprattutto quello pratico dell’evasione fiscale. Un dubbio: possibile non ci sia nessun presidente buono, incline solo a portare successi sportivi al campanile del suo paese? Chissà, magari ci sono anche, ma dominano i cattivi esempi, così forieri di simpatie e soprattutto di successi.



A Santo Domingo un signore chiamato Luciano Gaucci, già numero uno del Perugia, aveva escogitato un simpatico sistema per portare al caldo gli incassi delle partite: alcuni suoi fedelissimi avevano realizzato delle cinture con il doppiofondo al cui interno il cuoio era contatto con le banconote. Fu il primo a inventare le cinture salvavita. La sua. Un bengodi ora finito? Una squadra come il Deruta, in default e quindi pronta a vendere il titolo e debiti, a ricevuto tante richieste. Soprattutto dal Sud. Compito a casa: ognuno di voi stabilisca un perché.
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