Cucinelli: «Giovani, vi insegno a ottenere il successo con garbo»

Cucinelli: «Giovani, vi insegno a ottenere il successo con garbo»
di italo carmignani e Fabio Nucci
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Mercoledì 17 Maggio 2017, 19:18
PERUGIA - L ’ufficio è il suo, bianco, accogliente, luminoso, immerso nella campagna di Solomeo, ma Brunello Cucinelli parla come fosse un ospite, quasi sottovoce. Da una parte, le fotografie dei grandi personaggi della storia di ieri e di oggi, da papa Francesco a Ghandi, dall’altra i contenitori con dentro il cashmere colorato, la sua grande intuizione iniziale. Sul tavolo, alcuni temi sui quali invita i giovani imprenditori umbri a riflettere: la bella politica come modello di dialogo civile e garbato, il manifatturiero innovativo come riferimento per ridare slancio all’economia regionale. Due concetti al centro dell’incontro Giovani innovatori manifatturieri umbri del XXI secolo, organizzato al teatro di Solomeo, venerdì 9 giugno dalle 16.

Dottor Cucinelli, che cosa intende per bella politica?
«È innanzitutto uno dei miei tre ideali, con bella famiglia e la bella religione, la spiritualità rispetto alla quale papa Francesco ha risvegliato le coscienze. Una politica non di destra, sinistra o centro: un concetto che richiama Socrate e riporta a un modo garbato di confrontarsi. Se qualcuno tenta di convincermi con garbo, io ascolto, se mi offende, non ascolto».

Il contrario di quanto accade oggi...
«Sono reduce da un road show negli Stati Uniti per giornalisti i quali sono convinti che se gli americani dovessero tornare alle urne oggi, voterebbe il 70-80% della popolazione. Questo perché c’è una presa di coscienza e un ritorno alla moderazione in politica, testimoniata dalle ultime elezioni in Francia con la vittoria di Macron».

Un messaggio che vuole trasmettere ai “Giovani manifatturieri innovatori del XXI secolo”.
«Con loro di bella politica ho parlato un anno fa; oggi vorrei invitarli a parlare di progetti, di cosa vorrebbero fare, partendo dai “modi” di discutere. C’è bisogno di una nuova classe politica, ma anche di una nuova classe di imprenditori, di esseri umani direi: una nuova società che riparta dal garbo».

La brutalità nell’espressione a volte può essere una scorciatoia.
«Questo non lo so, ma so che non mi piacciono certi modi e ho deciso che non voglio avere a che fare con persone non garbate. Mi vengono in mente le parole di Sandro Pertini: “Mi batterò finché la persona che la pensa all’opposto rispetto a me possa avere la possibilità di esprimere il suo pensiero”. Non è una questione di classe politica, occorre riprendere l’amore per le cose della società».

E l’amore per il proprio lavoro e la propria attività imprenditoriale.
«Su questo vorrei sentire cosa hanno da dire i giovani imprenditori umbri, il 9 giugno. Non sarà una discussione sulla tipologia di manufatto, ma sui modi di porsi, di credere nel proprio prodotto e nella dignità del lavoro».

Ma non è che in Italia e in Umbria, l’attitudine al manifatturiero si è persa?
Un errore in passato è stato commesso: i genitori hanno detto ai figli che erano più bravi di loro e che se non volevano studiare sarebbero dovuti andare a lavorare. Così facendo al lavoro è stato dato un valore punitivo ed è stata tolta la dignità. Quella morale oggi la stiamo ridando a certe attività, cui però va restituita anche la dignità economica. Nella mia azienda operai e impiegati sono sullo stesso piano perché chi fa un lavoro manuale va retribuito di più».

Ad esempio?
«Un sarto ha uno stipendio più alto, e la maggior remunerazione è dovuta alla manualità del lavoro».

Oggi invece le start up nascono nei servizi.
«Vero, ma il 95% di esse fallisce in breve tempo ed è una questione mondiale: nei servizi l’innovazione fugge via ma questo nei prodotti non è possibile. La tecnologia informatica può essere evanescente mentre la start up di un manufatto può durare nel tempo, a patto che si accetti che internet ha cambiato il mondo e che, come Italia, non possiamo più produrre manufatti di bassa qualità».

È una questione di qualità, quindi.
«Sì, ma non serve che sia altissima, la chiave è la medio-alta o alta qualità per puntare al mercato globale e veicolare il made in Italy e il nome dell’Umbria nel mondo. Perché un paese emergente, come India o Brasile, dovrebbe comprare un manufatto da noi se questo non è speciale. Vi faccio un esempio: nella fabbrica del mio amico Dallara, industriale delle macchine da corsa, il taglio del carbonio avviene con le forbici, come in una sartoria. Ma un sarto oggi, insieme alle forbici, deve usare anche il laser e un iPad con cui guidarlo: è un sarto contemporaneo. Un lavoro antico, vero, ma non vecchio, è diverso: attività che oggi si presentano come un mix di lavoro manuale e studio».

Anche questo dirà ai giovani imprenditori innovatori del manifatturiero?
«Certo, ma dirò loro soprattutto che con un progetto piccolo ma buono, è impossibile non trovare una banca disposta a finanziarlo. Dirò loro di fare business plan piccoli, realizzabili, per prodotti nuovi. Contrariamente a quanto accaduto in passato, i figli di oggi non si sono sentiti dire dai genitori che non erano bravi e non hanno perso l’attitudine alla manualità e al manifatturiero. Ma questi ragazzi, oggi, devono vedere che il lavoro manuale è nobile e retribuito: devono riscoprire il valore del lavoro».

L’appuntamento è per venerdì 9 giugno alle 16,00 al teatro Cucinelli, cui seguirà una cena nel ristorante aziendale (per informazioni e iscrizioni, comunicazione@brunellocucinelli.it) 
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